Yorgos Lanthimos scrive storie che trasforma in film. Strane storie. In due anni ha diretto prima The Lobster (Rachel Weisz, Colin Farrel, Léa Seydoux: nomination all’Oscar come Miglior sceneggiatura) e adesso Il sacrificio del cervo sacro con Nicole Kidman e Colin Farrell, per cui è stato premiato al Festival di Cannes 2017 e uscito adesso nei nostri cinema. Storie strane, che lui stesso non riesce a collocare: “Ambigue, appunto. Mi piace l’idea che gli spettatori escano dal cinema sapendo più cose di quante ne so io. Perché i miei film sono una lista di domande di cui non conosco le risposte. Il mio obiettivo è incuriosire il pubblico, perché inizi a cercarle dentro di sé e nella propria vita”. Storie a cui i divi hollywoodiani come Nicole Kidman non riescono a dire di no. Yorgos Lanthimos è nato ad Atene il 27 maggio 1973. È cresciuto con la madre, morta quando lui aveva 19 anni. Ha studiato regia, diretto video per compagnie di danza e di teatro sperimentale, spot pubblicitari, cortometraggi e 5 film: il sesto è The Favourite, film in costume settecentesco con Emma Stone, Rachel Weisz e Olivia Colman. Lo vederemo al Festival di Venezia 2018? Probabile.
Io e le stelle
Non so perché le star lavorano volentieri con me. Per me non sono dei divi: sono persone che stimo per il tono che sanno dare ai loro film. Io do loro lo script, lo studiano e vengono sul set: non faccio prove, non dico come vorrei recitassero le battute. Pretendo solo naturalezza e istintività. Per me è importante sapere che conoscono il mio mondo e hanno voglia di entrarci. Colin aveva visto Dogtooth in un cinema di Manchester, se non sbaglio: quando gli mandai la sceneggiatura di The Lobster, mi disse che gli piaceva l’idea che l’hotel in cui l’avrei recluso fosse come la casa in cui il padre teneva segregati i figli in quel mio film precedente. Con Rachel Weisz è stato lo stesso: aveva pronte un sacco di domande su Alps, che invece raccontava di tre persone che, ad Atene, vivono “interpretando” i morti, per alleviare il dolore ai parenti.
Come nasce un progetto
Quando io e il mio co-sceneggiatore Efthimis Filippou iniziamo a lavorare a un nuovo progetto non abbiamo mai in mente un attore. Ci guardiamo intorno, parliamo di quello che accade nel mondo, facciamo delle grandi conversazioni: man mano ci accorgiamo che un tema prevale sugli altri e iniziamo a scrivere una sceneggiatura. Ma i nostri personaggi non hanno un volto. Ecco perché ho Francine Maisler, la miglior casting director in circolazione. È stata lei a suggerirmi Nicole Kidman e Alicia Silverstone per Il segreto del cervo sacro. Per The Lobster mi fece vedere dei video di Colin Farrell e mi convinse a chiamare lui e Rachel Weisz, per interpretare i due single che hanno 45 giorni per trovare l’anima gemella se no verranno trasformati in animale. È stata Francine a insegnarmi a non fermarmi mai all’immagine pubblica delle star: per me Colin Farrell non è mai stato un sexy boy hollywoodiano neppure quando aveva ancora i capelli, e Nicole non è una diva che gira con parrucchiere e truccatore. Per quanto riguarda Alicia, sono cresciuto con il suo Ragazze a Beverly Hills. Mi è spiaciuto che sia stata sul set solo un giorno: interpreta la madre di Martin.
Un film sulla giustizia
Il sacrificio del cervo sacro è un film sul senso di giustizia. Siamo partiti con l’idea di raccontare di un giovane che vuole sostituirsi all’adulto responsabile del suo dolore. Poi però ci siamo allargati a ciò che certe decisioni determinano nella tua vita e in quella degli altri, le conseguenze che hanno sui tuoi figli. Nel film i bambini si ammalano, i genitori devono fare una scelta. Atroce. Per me la famiglia è un buco nero tra l’istinto di sopravvivenza personale e il senso di responsabilità nei confronti dei tuoi cari. E sono convinto che il primo prevalga sempre. Colin dice che Il sacrificio del cervo sacro è l’incubo dei personaggi di The Lobster: una specie di horror. Non riesco a catalogare i miei film. Questo è una tragedia, ma condita di black humor. Se The Lobster era la mia love story, questa è la mia commedia nera. Quello che so è che non volevo fare né la rivisitazione di una tragedia greca con il coro e tutto il resto, né un film gotico: ecco perché sono andato in America. I miei protagonisti sono due medici: se li avessi messi in un vecchio ospedale inglese, sarei finito nella solita atmosfera vittoriana. Cercavo la modernità e ho scoperto che in Ohio ci sono ospedali con centri di ricerca all’avanguardia e pazienti da tutte le parti del mondo. Il mio film comincia con la scena di una vera operazione a cuore aperto che ho girato io stesso.