Itinerari di salvezza: Vittoria di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman

È un nome regale ma anche una storia in cerca di un volto, di nuove pagine da scrivere: Vittoria è un groviglio di emozioni, una vita da vivere in cerca di amore. Ma è pure condizione trovata, grido di sollievo, sogno realizzato, che prende forma, che restituisce l’energia potente di chi ha cercato, sperato e lottato. Vittoria è un film che va contro la morte dei desideri. Lo fa con potenza ma discrezione, tenendo sotto controllo le distanze, senza mai perdere la misura dell’umano fotografato qui in tutto il suo splendore, fatto di resistenze e vuoti, determinazione e complessità. È un umano osservato da vicino ma rispettato nella sua dignità, tutelato nelle sue piccolezze, ammirato per quelle ombre che si trasformano in tensioni grandi che lo portano ad uscire da sé, a rivolgere lo sguardo oltre, un poco più in là. Come accadeva nel convincente esordio Californie, i due registi Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman seguono il tempo e il suo scorrere fissando lo sguardo sulle opportunità che conducono al cambiamento e realizzano un film-mondo. Il loro racconto trae spunto da una vicenda incontrata a Torre Annunziata proprio durante le riprese del primo lungometraggio, osservando Marilena Amato che in quel film interpretava la parrucchiera Jasmine, una delle poche a credere davvero nella protagonista Jamila. Qui, in Vittoria, Marilena-Jasmine è il fulcro di un viaggio interiore pieno di domande e attese che alla fine si tramuta in un vero viaggio che la condurrà lontano, a fare i conti con sé stessa e con la propria vocazione di madre.

 

 
Contro ogni logica e mettendo a rischio il proprio matrimonio e il benessere di tutta la famiglia, Jasmine decide di affrontare un difficile percorso di adozione internazionale, realmente vissuto come svelano le didascalie nel finale. Una convergenza attrattiva che non ha potuto essere evitata e che è servita come ispirazione per addentrarsi in una trama fitta non priva di ostacoli e incertezze, a scovare le contraddizioni e le storture di un sistema, quello delle adozioni, che rivela soltanto una parte di quel dramma che vuole rappresentare il film. La macchina da presa di Cassigoli e Kauffman pedina e registra, cattura e riflette con intensità, luce, calore, poesia, sentimento: ha una libertà di fondo potente, capace di caratterizzare l’anima di un film che abbraccia il melò concedendo la possibilità allo spettatore di farsi conquistare da un’intelligenza emotiva travolgente. Vittoria restituisce pienamente il senso della ricerca dei due registi, rappresentando il desiderio umano come una mancanza incolmabile ben diversa dall’assenza del bisogno, che invece può essere colmata e soddisfatta.

 

 
Il loro cinema, che già al secondo titolo possiede una autorevolezza ed è cifra di un’autorialità riconoscibilissima, non è interessato a qualcosa di racchiudibile nel possesso, piuttosto si rivolge a quella trazione in cui troviamo la radice stessa dell’identità dell’umano, sempre aperta a un’eccedenza che confonde ogni pretesa di dominio. Questa spiazzante mancanza radicale è il segno di un’apertura che ha dell’incredibile, che disorienta, che commuove, che anima chi la vive. E basterebbe il finale clamoroso di questo film per appurarlo: una parola, uno sguardo, un abbraccio. Così Vittoria si trasforma in una storia d’amore, coraggio e ostinazione, ricerca della verità e apologo della cura delle relazioni. L’umanità rappresentata è così trasmessa da piccolezze, dettagli, minuscoli tentativi di ricomposizione di un ordine che può essere cambiato da un modo diverso di stare al mondo, una trama che offre il senso del tutto pur consegnando interrogativi e questioni: sono ragionevoli le richieste del marito? è ragionevole ciò che desidera Jasmine? è giusto ciò che sono costretti ad attraversare? Senza contare il fatto che si percepisce un legame con la terra che è già scenario di sentimenti radicali e inevitabili: cosa è accaduto al padre di Jasmine? C’è un filo tra la sua morte e quella che può essere considerata a tutti gli effetti una nuova nascita? Per Jasmine, figlia e madre, per Vittoria e per l’intera umanità, riconciliate da questa inafferrabile bellezza, sarà possibile ritrovare il proprio sentiero di salvezza?