L’ottimismo fra gli insetti giganti: su Netflix Love and Monsters di Michael Matthews

Ci vuole tempo per immaginare il futuro: nel caso di Love and Monsters quasi dieci anni, dall’ideazione del film alla sua effettiva uscita. Alla fine a trovare la quadra è stato il regista sudafricano Michael Matthews, qui al suo primo lavoro americano dopo il successo dell’esordio thriller-western Five Fingers for Marseilles. Ha preso così forma il viaggio del giovane Joel per raggiungere l’amata Aimee, in un mondo dove la scienza è sfuggita di mano e ha finito per ingigantire gli insetti, trasformandoli in mostri carnivori che hanno poi portato l’umanità al collasso. Un’idea in sé quindi foriera di ampie possibilità drammatiche, ma che nell’esito finale risente invece dell’impostazione più solare tipica del produttore Shawn Levy. Un nome che, dalle varie Notti del museo ai robot pugili di Real Steel, sta imponendo un rinnovato modello di avventura giocosa per tutta la famiglia. In questo modo, Love and Monsters (disponibile su Netflix) si presenta come un film di fiducia, che risuona forte nel suo appello a liberarsi dalle costrizioni di una vita da reclusi e nascosti, invitando a riprendere con coraggio e ottimismo le redini di un mondo ormai devastato e da ricostruire. Un perfetto esempio di cinema della ripartenza per l’era Covid (sebbene sia stato girato prima) che non a caso si rivolge direttamente a un pubblico giovane in quello che è un vero e proprio coming-of-age. Joel è infatti un protagonista considerato “minore” dal gruppo con cui divide le giornate, non ha talenti né abilità, ma nel confronto con le asperità del mondo di fuori scoprirà non solo il proprio valore, ma anche le reali priorità dei suoi affetti, imparando a vedere le cose per quelle che sono. Inseguire il sogno di un amore proibito non sarà quindi necessariamente il punto di arrivo, che trae invece forza dall’esperienza acquisita in viaggio.

 

 

Qui il film gioca le sue carte più interessanti, attraverso un buon lavoro sul paesaggio che rinnova quanto già fatto vedere da Matthews nel suo esordio. I landscape mozzafiato di questo mondo post catastrofe, possiedono infatti una qualità malinconica da progresso perduto, che riecheggia modelli come le tavole di Simon Stalenhag. In un certo qual modo, i paesaggi tarano così il respiro di un’avventura poco frenetica e attenta a ritagliarsi il giusto tempo per approfondire le interazioni fra Joel e i suoi estemporanei compagni di viaggio, dal cane Boy alla buffa coppia formata dal maturo Clyde e dalla piccola e intraprendente Millow. Il tutto raccontato con una gentilezza d’altri tempi, anche inedita per il muscolare cinema attuale. Si veda in particolare l’incontro fra Joel e il robot senziente Mav1s e il tenero scambio di opinioni e esperienze che ne segue. Quella che perciò si palesa ai nostri occhi è una sorta di versione rovesciata di Starship Troopers, con un singolo eroe suo malgrado opposto agli insetti extralarge in luogo della Fanteria spaziale, dove anche stavolta lo scontro è in realtà più che altro un mcguffin per mostrare una peculiare visione del mondo. Una svolta “garbata” e anche sorprendente rispetto a una prima parte dove prevale invece l’ironia più disincantata che non a caso ha fatto muovere paragoni con Benvenuti a Zombieland. Peccato che nel complesso resti una visione molto esile, che si giova dei suoi momenti di calma, ma non riesce poi a infiammare nella sua duplice natura di storia d’amore inespressa e film di mostri con poche creature, anche non particolarmente ispirate nel design.