Shin Godzilla – Il mostro risorge

Arriva dal Giappone, dove è tornato (dopo l’episodio hollywoodiano del 2014 diretto da Gareth Edwards), il mostro cinematografico per eccellenza, il lucertolone Godzilla testimone diretto delle scelleratezze nucleari degli uomini. Ma, rispetto ai trenta “episodi” della saga avviata nel 1954 da Ishirō Honda, Shin Godzilla non è un sequel, bensì un reboot (e infatti il titolo significa “Il nuovo Godzilla”), adattato perfettamente al Giappone del dopo Fukushima. E, in effetti, cambiano le premesse, l’impostazione e il punto di vista. Il mostro esce dall’oceano e si dirige nella baia di Tokyo all’improvviso, portando distruzione e caos, e mettendo a soqquadro l’intera classe dirigente nipponica. Tutto si svolge nelle stanze del potere dove la classe dirigente del paese si trova a dover gestire un disastro impossibile da prevedere. Ministri, funzionari, scienziati, vengono chiamati a pendere parte a questa impresa eccezionale, senza enfasi però, e senza mai sfiorare toni trionfali o retorici, poiché di fatto deboli e incapaci di prendere decisioni. Si procede al buio, per tentativi successivi, dal più ingenuo al più cruento, fino a districare la matassa attraverso il coraggio e lo studio. Hideaki Anno (autore dell’apocalittoco Neon Genesis Evangelion) e Shinji Higuchi, che firma anche gli effetti speciali, cambiano rotta, dunque, e scelgono una storia contemporanea dove far precipitare la gigantesca creatura radioattiva, sempre più grande e  intrappolata nel mondo che l’ha creata.

 

Shin Godzilla è un film più che mai politico, capace di rievocare tsunami e terremoti recenti, ma anche, implacabilmente, tutti i disastri nucleari a partire da Hiroshima, in un dopoguerra che non finisce mai, senza la possibilità di voltare pagina. Questa la situazione del Giappone, sottolineata proprio nel finale da uno dei protagonisti. Pare sia stata la tragedia di Fukushima a spingere la Toho verso l’idea di un nuovo Godzilla, che emerge dai fondali marini a ricordare a tutto il mondo le conseguenze disastrose di scelte politiche che ci toccano direttamente. Un film di parole, in cui le strategie diplomatiche e scientifiche contano più dell’azione pura, e non si scende quasi mai per strada, tra la gente che fugge o è costretta ad evacuare le proprie case. Si resta dentro uffici e cerimoniali assurdi ad osservare le macerie che si espandono, i palazzi che crollano mentre l’ordine cittadino va in frantumi. Ognuno inchiodato alle proprie responsabilità, passate e future, legato alle sorti del mondo intero e alle decisioni degli altri governi, a partire dagli Stati Uniti d’America, che propone la bomba atomica come unica soluzione. Commistione di antico e moderno, tra memoria e rievocazione. Così, l’aspetto del mostro cambia, da arcaico pupazzo sproporzionato e incandescente, riemerge più forte e più grande una seconda volta, minacciando con nuove armi l’intera umanità, come fosse alimentato da quegli stessi colpi che dovrebbero ucciderlo. Nulla lo può fermare, se non un’inversione di tendenza, lezione dolorosa per i politici coinvolti, che si erge a monito severo fin troppo evidente. Anno e Higuchi scelgono di fare un film più che mai spoglio e sobrio e grigio nei toni, secco nel ritmo e nei dialoghi. Un film corale pieno di amarezza, quasi orrore, quando, nel finale, ci si avvicina al mostro congelato che spezza con la sua mole lo sky line della città. La coda, ancora rovente, sembra composta dagli scheletri di corpi umani bruciati dal fuoco e dalle radiazioni. Ci si accorde allora che Shin Godzilla siamo noi, l’umanità inquieta e tradita da tutte le guerre.

 

 

Shin Godzilla sarà nelle sale per un evento di tre giorni, il 3, 4 e 5 luglio.

 

 

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