Tra passato, presente e sicuri cliché: Jane Austen ha stravolto la mia vita, di Laura Piani

La scrittrice inglese che compare nel titolo del film di Laura Piani è considerata unanimemente la scrittrice protofemminista della letteratura occidentale. Vissuta tra il secolo dell’Illuminismo e i primi dell’Ottocento, scrisse sei romanzi e un certo numero di racconti. Di lei Virginia Woolf diceva che era l’artista più perfetta tra le donne. Agathe (Camille Rutherford), la giovane protagonista del film, è una libraia e per sua fortuna lavora alla Shakespeare & Company di Parigi, una libreria internazionale con una grande e felice tradizione. È anche una scrittrice o almeno prova a diventarlo. Il suo collega Félix (Pablo Pauly) non troppo segretamente è innamorato di lei. Agathe è goffa, incerta e dopo un incidente d’auto in cui persero la vita i suoi genitori uscendo lei indenne, non ama i viaggi in automobile che le provocano attacchi di panico. Ma si deve recare in Inghilterra su invito di una residenza per scrittori di proprietà dei pro pro pro nipoti di Jane Austen. Qui conosce Oliver (Charlie Anson) uno dei discendenti, figlio della coppia proprietaria della tenuta. Scocca forse una scintilla, quella che con Félix nonostante tutto non si è mai accesa. Commedia romantica di una eroina divisa tra due epoche, nata forse in un tempo sbagliato, come dice di sé stessa. Jane Austen ha stravolto la mia vita non è proprio una novità assoluta nel panorama delle commedie romantiche, dei sogni ad occhi aperti, di un personaggio che disistima sé stessa per trovare conferme delle proprie capacità nel giudizio degli altri.

 

 
Un film in fondo in equilibrio tra il déjà-vu e l’attesa di una novità che stenta ad arrivare, teso come è il film verso un finale del tutto prevedibile e senza scosse. Un film che non lascia spazio all’improvviso inatteso di un finale fuori sincrono, che perde via via quell’intuizione letteraria che ha ispirato la storia. Jane Austen ha stravolto la mia vita non prende rischi, si adatta a mettere in scena, sulle consolidate basi di una inossidabile tradizione, una moderata commedia romantica che non disturba, non sconvolge la credibilità del genere affidandosi ad una buona scrittura e a dei dialoghi tutto sommato credibili. Purtroppo però non si toglie di dosso quell’aria da Amélie che la caratterizza, il paesaggio che circonda la protagonista è placido, rassicurante e neppure la notte trascorsa accidentalmente in macchina offre qualche sorpresa.

 

 
È forse questa la criticità maggiore del film, il suo abbandonarsi completamente ai cliché già conosciuti, già visti nei quali la sorpresa è annunciata a caratteri grandi. In questo andamento la storia sembra contravvenire alle regole della letteratura della stessa Austen, che rivoluzionando i propri tempi attribuisce spessore e carattere alle protagoniste dei suoi romanzi senza adattarsi ad una narrazione che voleva le donne sempre in secondo piano e spesso senza carattere (ad esclusione di Moll Flanders del geniale De Foe). Laura Piani sembra quasi appiattire la sua Agathe ripercorrendo passi e percorsi già utilizzati. Non si ride, non si piange e non ci si innamora. Si guarda Agathe, come tante altre sue precorritrici, cercare e poi adattarsi ad un sentimento d’amore che non nasce e infine abbandonarsi poi al vero amore. Se per Agathe va bene così, per quanto riguarda lo spettatore nulla di nuovo, di originale, o anche di già visto ma con qualche guizzo imprevedibile, splende sotto il sole.