Nella frenesia di New York, una giovane prova a farsi assumere con l’inganno in un albergo di lusso dove andrà in scena il matrimonio più chiacchierato del momento. I preparativi saranno minacciati dalle scorribande del gatto e del topo più celebri della Storia del cinema. Dopo oltre una decade di gestazione (il progetto originale risale al 2009), Tom & Jerry trova finalmente il buio della sala, pardon, delle case cercando di fornire un po’ di sano intrattenimento slapstick. La coppia comica formata dai due animali creati da Hanna e Barbera resta infatti fedele alla sua natura originale. Senza voce, animati tradizionalmente e inclini a inseguimenti tanto buffi quanto frastornanti, i due eterni rivali non fanno altro che sfidarsi a distanza. Predatore e preda avranno un bel da fare trovando nei fasti nuziali di un lussuoso albergo il parco giochi adeguato alla loro guerra senza fine. Fino a qui, nulla da dire. Il film funziona nelle sue sequenze più classiche in grado di risultare divertenti e indovinate sia per adulti che piccini. Eppure Tom & Jerry è un progetto ibrido, sia nella forma che nella struttura. La parte animata, delegata esclusivamente agli animali presenti in scena (oltre ai due protagonisti sono presenti pennuti, tigri, elefanti, pesciolini…), è infatti intrecciata a una forte componente live action che racconta le avventure professionali di una giovane intraprendente. Proprio su questo versante, il film presente i problemi più evidenti. Non solo perché oggettivamente le sequenza dal vivo sono girate in maniera svogliata e superficiale, ma soprattutto perché non riescono a trovare una sintesi coerente con la componente cartoonesca.
Non è un caso che la pellicola proceda per picchi, in maniera altalenante. Ogni quarto d’ora circa, ecco spuntare una sequenza slapstick capitanata dai due pasticcioni protagonisti. Tim Story sa benissimo che il pubblico desidera quel tipo (e quel topo) d’intrattenimento, così non riesce a farne a meno. Se gli attori in carne e ossa faticano quindi a trovare l’alchimia giusta con le sagome disegnate, denotando una evidente distanza tra il mondo animato degli animali e quello “reale” degli umani, la causa è da attribuire principalmente a un progetto che, strutturato in questa maniera, ha poco da dire e da proporre agli occhi del grande pubblico. Tom & Jerry non prova infatti ad aggiornare il mito, non si addentra in territori inesplorati e non cambia i connotati dei due capocomici. Tutto resta uguale, ma non sono più gli anni di Due marinai e una ragazza (film del 1945 dove Jerry danzava con Gene Kelly): per creare della vera magia oggi serve altro. Se quindi lo scopo del film non è altro che divertire seguendo i canoni e i codici dei due personaggi, allora non si spiega la superflua e debolissima componente dal vero. Si ride e si sorride molto quando la fantasia creativa di Tom & Jerry (ovviamente veicolata dai loro animatori) permette di assistere a numeri comici impensabili e realizzabili esclusivamente nel cinema di animazione. Si resta invece molto più scettici e freddi di fronte alla fattura della storia parallela e allo schema che, ripetutamente, scinde i due mondi senza provare a fonderli. Il film assume così la forma di una spirale, un eterno ritorno che riporta sempre al punto di partenza, ovvero alla classicità di un mito eterno che, per funzionare, non ha bisogno di alcun aggiornamento, di alcuna versione 2.0. Tom e Jerry sono un gatto e un topo, il loro film è un lavoro che inesorabilmente si morde la coda. La loro.