Mauro Marchesini – giornalista e critico cinematografico, autore di libri su Alfred Hitchcock, François Truffaut, Robert Altman, Jerry Lewis – in La finestra sul cortile – Intimità violate, cattivi pensieri (Edizioni di Cineforum, 2016, pp. 240, € 12) letteralmente viviseziona il capolavoro hitchockiano e, come un investigatore alla ricerca di nuove tracce, torna sul luogo del delitto – e il lettore con lui -nell’appartamento del Greenwich Village dove ad attenderlo ci sono Jeff (James Stewart) e Lisa (Grace Kelly). Una lettura illuminante, oltreché estremamente piacevole, in cui partendo dalle motivazioni che spinsero il maestro del brivido a voler portare sul grande schermo il racconto di Cornell Woolrich si arriva fino all’intervista di sei giorni che concesse al trentenne Truffaut (e che darà vita al libro Il cinema secondo Hitchcock, documentata da Hitchcock/Truffaut di Kent Jones, uscito in sala la scorsa primavera). Un’opera quella di Marchesini, che vi ha dedicato quattro anni di lavoro, preziosa e rara. [M.Al.]
Per gentile concessione dell’autore pubblichiamo lo stralcio in cui viene esaminato il guardaroba sfoggiato da Grace Kelly nel film e tratto dal capitolo “Il fidanzato di gesso”.
Vestire. Spogliare. O viceversa
In partenza è doveroso elencare due o tre stranezze. Il fatto che le uniche nudità rintracciabili nel film sono un torace (Jeff massaggiato da Stella) e una schiena (Miss Torso mentre si allaccia il reggiseno); e inoltre il fatto che, per l’intera vicenda, il voyeur compare abbigliato ma, nello stesso tempo, “spogliato”. Insomma, indossa soltanto ed esclusivamente pigiami color pastello. Il tratto, impeccabile da un punto di vista logico, è tuttavia spiazzante sotto il profilo iconografico. Vedere appaiate due persone troppo vestite/troppo svestite, leggi la modella e il reporter, provoca nello spettatore uno strano disorientamento. All’improvviso realizziamo che il convalescente sembra sempre sul punto di guadagnare il letto. Ovvero, e il risultato non cambia, pare avere appena abbandonato il giaciglio notturno. Lisa, invece, porta capi supercoprenti, cioè griffati. La qual cosa, comunque, non significa che la protagonista si identifichi con la frivolezza e la fatuità. La donna, lo dimostrerà durante l’indagine, è tutto fuorché un’oca bionda. I suoi numerosi impegni, descritti il mercoledì sera prima di cenare, coniugano brillantemente bellezza e cervello. D’altra parte, qualunque cosa compia, l’aveva già spiegato bene lo sceneggiatore John Michael Hayes nello script, la giovane diffonde attorno a sé una sensazione di trascinante armonia. Una luce che brilla spesso e volentieri: quando si presenta al fidanzato accendendo una dopo l’altra tre lampade (Lisa…. Carol… Freemont), quando si accomoda insieme con lui sulla sedia a rotelle, quando esce dal bagno in tenuta notturna e pretende l’ammirazione di Jeff, quando volteggia nel vuoto per salire verso l’appartamento dei Thorwald. E chi esalta la sua infallibile capacità di sincronizzare gesto giusto e momento giusto? Va da sé, il guardaroba.
I sei “insiemi” illustrati nel corso dell’avventura testimoniano un’accorta strategia. La prima sera Grace Kelly indossa un vestito così costituito: corpetto nero aderente con tanto di spalle seminude, maniche corte e una profonda scollatura a V; gonna lunga, molto vaporosa, in tulle di chiffon bianco, con disegnato sul davanti un grappolo di frasche o simili (naturalmente black). Completano il gioiello un candido scialle (sempre in chiffon), guanti immacolati (è seta), braccialetto, orecchini,un filo di perle e sandali color pece. Un’opzione perfetta per i movimenti danzati e per il bisticcio, né cruento né esagitato, del dopocena. La nottata successiva l’eroina ci regala un total black impegnativo ma non troppo: sotto i nostri occhi sfilano le maniche corte, la scollatura contenuta e la zona alta del corpino formata da organza trasparente mostraspalle (inoltre, ammiriamo anche gli orecchini e tre giri di perle). Una proposta che sprizza languore, malizia, ammiccamenti. Un’arma che, almeno in parte, incrina il disinteresse di Jeff. Difatti, appena Lisa fissa la finestra del rappresentante rimettendosi in gioco, il look pare risplendere di un fascino “retroattivo”.
Nuova seduta, nuova astuzia. Scalfito lo scudo del reporter, la modella utilizza due mosse uguali e contrarie. Per un verso, finge una manovra rinunciataria sfoggiando un tailleur di lino color verde pallido dalla foggia severa. Tradotto: gonna stretta che arriva fin oltre i polpacci, giacca lunga con mezze maniche, camicetta stile prendisole; cesellano la mise i capelli raccolti, un cappellino, i guanti, il solito giro di perle, orecchini, un eccentrico braccialetto. È un abbigliamento che vela un po’ la femminilità, sostiene qualcuno. Una scelta, come ha affermato John Fawell, degna di una lady-detective. Per l’altro verso, però, il venerdì è anche il giorno in cui la protagonista cala l’asso. Dispensate le intuizioni fulminanti (…una donna si porta sempre dietro cosmetici, profumo e gioielli… l’accompagnatrice poteva non essere la legittima consorte….), prende il partner in contropiede confidandogli l’audace proposito di trascorrere la notte insieme. Stavolta, galeotto è un afrodisiaco négligé di seta rosa-argento con pantofole abbinate, un’arma che viene estratta da una raffinatissima ventiquattrore. Così, mentre l’indagine pencola tra dubbi (Doyle) e certezze (i neo investigatori), la coppia si concede una pausa speciale. I maggiori cambiamenti, tuttavia, li scopriamo poco oltre. Per operare in esterni (consegna del biglietto, sopralluogo dell’aiuola, intrusione presso i Thorwald), la poliziotta sfodera un abito da pomeriggio. Una cosuccia in seta bianca d’organza, senza maniche, con stampati un po’ dovunque dei vistosi fiori primaverili color oro. Probabilmente il capo più “ordinario” del film. Però anche quello che, ridimensionato il duo perle più orecchini, intreccia benissimo classe e comodità. E accresce, se possibile, lo smalto di Grace Kelly.
In chiusura, la metamorfosi, o presunta tale. Quando la giovane, qualche giorno appresso gli eventi raccontati, affianca l’eroe dalle gambe fratturate, esibisce un sorprendente completo. Blue-jeans, camicia sportiva, mocassini. Ma noi ci chiediamo: siamo sicuri, è la stessa donna di prima? Le risposte sono molteplici. La creatura che finge di leggere un libro “mascolino”, Beyond the High Himalayas, forse è una signora che si traveste solo per compiacere il compagno. Oppure è una rampante pentita. O una matriarca pronta a portare i pantaloni per governare l’uomo e la casa. In pratica, la sua sarebbe una prova tecnica: protegge il bambino Jeff pregustando con orgoglio l’imminente matrimonio.