MoFFF 2025 – La crudeltà dell’amore in Mag Mag di Yuriyan Retriever

Mag Mag è una fantasma giapponese, uno spettro femmina che, quando s’innamora di una persona, la perseguita e la terrorizza fino a ucciderla strappandole gli occhi dalle orbite. La scia di cadaveri è lunga, ma sembra avere inizio con una ragazza sovrappeso e bullizzata e ferita nel profondo da una delusione d’amore che termina in uno sfottò collettivo. Le indagini sulla scia di cadaveri lasciata da Mag Mag inizia con la morte di un artista, la cui spasimante gelosa e non troppo stabile cerca chi possa averla causata per potersi vendicare. La sua ricerca s’intreccia con chi ha avuto a che fare con il fantasma e per questo ha perso qualcuno, tra cui una madre determinata e la madre della ragazza bullizzata. Mag Mag, di Yuriyan Retriever, è uno dei film horror proiettati al Monster Fantastic Film Festival di Taranto. Come spesso succede nell’horror asiatico il rapporto con il folklore e con la tradizione sono stretti e lo si vede chiaramente dall’aspetto di Mag Mag, la tipica donna dal volto coperto dai lunghi capelli (topic ricorrente nelle storie dell’orrore giapponesi) che da The Ring in poi ha colonizzato anche l’immaginario occidentale. Questo, tuttavia, è forse l’unico, o comunque uno dei pochi elementi che in questo film sanno di già visto. Yuryian Retriever è infatti una comica famosa in Giappone e l’utilizzo del senso dell’umorismo in questa sua opera prima è sapiente, forse non sottile ma intelligente e ben si accompagna con un utilizzo eclettico dei linguaggi visivi, che integrano nella pellicola la televisione e il musical.

 


 
Ed è proprio la musica un altro aspetto felicemente riuscito di Mag Mag, con una colonna sonora incisiva che sottolinea alcuni dei momenti chiave restando al contempo nella testa dello spettatore. Visivamente la pellicola è meno sopra le righe di quanto non lo sia a livello di scrittura, gli effetti speciali sono al minimo necessario, gore compreso, e il villain non presenta caratteristiche che lo facciano spiccare, è un riferimento solido in un’epoca in cui l’immaginario giapponese ha sconfinato nell’immaginario collettivo occidentale ma non resta impresso, il che da un certo punto di vista rende servizio a un film scritto per lo più intorno a personaggi ai cui eccessi deve la propria forza. Non è infatti la dinamica slasher che fa funzionare il motore narrativo del film a prendere il centro della scena, ma le diverse singole storie che vanno a comporre un mosaico divertente, a tratti esilarante e sempre di grande intrattenimento con una punta di catarsi quantomeno da parte della regista che dichiara di aver attinto dalle proprie delusioni amorose il manuale per costruire la trama di Mag Mag. Yuryian Retriever debutta con un film fresco e consapevole, che parte da una buona padronanza di trope e stilemi del genere per rifletterci sopra, e forse fare del metacinema, conscio della storia recente del medium, con alle spalle una casa di produzione, K2 pictures, che ha guardato alla scena internazionale con l’intento di dar vita a una proposta che esce dalla nicchia locale.