Hollywood filma e intanto destini e ipoteche sulla realtà vengono posti in essere dietro la scena. I Coen tornano a raccontare il sistema hollywoodiano dopo Barton Fink, ma in Hail, Caesar! –...
C’è una colpa, che grava netta e indistinta, portandosi dietro tutto il peso della rimozione. Ed è evidentemente proprio questo ciò che conta per Larraìn, l’elemento che incide la materia di El...
Berlinale, pallida madre. Cosa resta di questa sessantaseiesima edizione di un festival che sembra sempre il resto di un modo di intendere le kermesse ormai in via di estinzione (vedi Venezia), ma...
La violenza come sistema, la sopraffazione come dinamica relazionale: in Goat, giunto alla Berlinale 66 (in Panorama) direttamente dal Sundance Film Festival, l’americano Andrew Neel lavora su una traccia che già da...
Sostanzialmente un mystery play sul corpo dolente della rivoluzione. A Lullaby to the Sorrowful Mystery di Lav Diaz (in Concorso alla Berlinale 66) è, in qualche modo, il film definitivo del cinema...
Il dispositivo letterario è quello che attraversa l’intersezione tra la crisi dello scrittore e l’estasi da contemplazione che attanaglia l’osservatore: Wayne Wang ci staziona con un impianto che sta tra il mistery...
C’è una diligenza, un carro a sei tiri (altroché i due del mito platonico… ma attenzione: sono tutti neri, uno solo è bianco!), che sfreccia nel paesaggio innevato del Wyoming. E c’è...
L’archetipo della distanza, dello spazio che separa corpi e volontà, storie e identità: Ti guardo (Desde allà, “da lontano”, recita il titolo originale) lo elabora con una intensità che in fin dei...
L’energia dispendiosa del pensiero si traduce nella traccia di un cinema che ripensa se stesso, non potendo (forse) ripensare la Storia: Kommunisten di Jean-Marie Straub riattiva l’archivio del suo autore, reinnesta la...
Il cinema di Wim Wenders viene da una matrice incrinata, nasce sempre da una forma del fare cinema che inciampa su una crepa, incorre nel danno che scaturisce dal suo pensare il...