…Inoltre, cambiando i canali, vado alla ricerca della mia identità. Lo schermo della televisione o del pc fa lo stesso, non ci sono differenze. Se mi fermo a guardare è solo quando la mia metafora preferita è soddisfatta. Prendiamo “L’eredità”, la sera alle sette su raiuno : io tutta la vita vorrei giocare e vincere dei soldi divertendomi circondato da donne bellissime. Bene, “L’eredità” mi regala tutto questo. I concorrenti sono felici di partecipare, lo dimostrano, infatti quando vengono eliminati dicono che è stata un esperienza fantastica, arrivano da tutta Italia ognuno col suo accento caratteristico che dicono che è una vera lingua ma fa solo male alle orecchie e qualcuno vince sempre, ma con moderazione, e quando indovina la parola finale stappano il bellini sponsor della trasmissione. Poi ci sono le professoresse davvero stupende e dal sorriso quanto mi piaci. Sono un vero piacere per gli occhi. Insomma io mi sento sereno quando guardo “L’eredità”. Invece quando il telegiornale mi racconta gli omicidi, i bambini in lavatrice o i fanatici islamisti io storco la bocca, ma devo confessare che anche lì sono non dico felice ma almeno moderatamente appagato. Oltre “L’eredità”, evidentemente, sono attratto dalla tragedia in generale e allora mi chiedo come il nostro animo possa essere sedotto da due cose così agli antipodi e finisco per concludere, banalmente, che “gioia” e “tragedia” sono divise da un velo impalpabile. Così l’altra notte ho sognato che quei cattivissimi dell’isis avevano rapito Fabrizio Frizzi e chiedevano alla rai un milione di euro per la sua liberazione, neanche tanto, la rai giustamente non cedeva e allora Fabrizio Frizzi con la tuta arancione veniva decapitato. Ho spalancato gli occhi tutto sudato e sgomento, non stavo bene, ma non stavo neanche malissimo e questa mia condizione mi ha fatto riflettere, a me piace riflettere. Alla fine, più tranquillo, mi sono riaddormentato e mi sembra di avere sognato di nuovo, ma il sogno nuovo non me lo ricordo più.
vostro marco aldo soave (M.A.S).