Career-Limiting, corto di Anna Mantzaris per far cadere il pregiudizio sulla maternità

Tagliare la cravatta di un collega durante una riunione? Spalancare la finestra e far volare tutti i fogli dalle scrivanie? Mangiare un biscotto del capo e sputarglielo sulla scrivania davanti al suo sguardo attonito? Sono questi alcuni dei comportamenti che possono avere conseguenze anche gravi sul luogo di lavoro. Ma non può esserlo, mai, la maternità. Così ci racconta il divertente cortometraggio Career-Limiting di Anna Mantzaris, realizzato per la campagna “Drop the Motherhood Penalty” lanciata da Global Women, organizzazione no-profit della Nuova Zelanda. La regista, che ha partecipato alla realizzazione di L’isola dei cani di Wes Anderson, prima di realizzare il geniale cortometraggio Enough sulle frustrazioni che ogni giorno le persone subiscono e che le portano a liberatorie esplosioni di rabbia repressa, anche in questo caso utilizza la stop motion e mette al centro del suo lavoro una protagonista che deliberatamente compie azioni scorrette sul luogo di lavoro.

 

 

Career-Limiting, ha detto la regista in un’intervista, «accende una luce sulle disuguaglianze che esistono ancora oggi, e di cui non si dovrebbe parlare solo in occasione della Festa della donna. È molto triste il divario retributivo e il modo in cui le donne, e le madri, sono state trattate dall’ambiente di lavoro ancora sussiste. Non è qualcosa che succede intenzionalmente, ma piuttosto una conseguenza della nostra cultura che non riesce a vedere ostacoli invisibili e discriminazioni che le madri devono costantemente affrontare sull’ambiente di lavoro». È di qualche giorno fa la notizia della pallavolista discriminata perché incinta: Lara Lugli è rimasta senza stipendio (l’interruzione del contratto è la prassi in un Paese in cui le pallavoliste non sono professioniste) ed è addirittura stata citata per danni  dal Volley Pordenone. In un Paese civile la carriera (professionale o sportiva) di una donna non dovrebbe essere incompatibile con la maternità.