Howard Phillips Lovecraft è, in più di un senso, un universo. Tale affermazione interessa anzitutto lo spazio letterario del tutto interno alla sua opera, un costrutto narrativo di dimensioni colossali che con una forza espressiva rara esprime una visione del mondo potente e complessa, che è sia percezione sia sentimento sia filosofia. Il secondo strato di verità di quest’affermazione riguarda l’estetica lovecraftiana come patrimonio collettivo: decine di autori in diverse forme di narrazione, dalla letteratura al cinema passando per i fumetti, hanno attinto direttamente dall’immaginario dell’autore di Providence, prendendone di peso creature, mondi e situazioni, mentre altrettanti a esso si sono almeno ispirati raccontando storie à la Lovecraft. Ma Lovecraft è un universo anche in senso biografico: la sua vita stessa è una narrazione inquietante le cui somiglianze con la sua opera non sono poche, ed è qui che Marco Taddei e Maurizio Lacavalla trovano il loro angolo di ripresa per raccontare l’autore e l’universo: HPL – una vita di Lovecraft ( Edizioni BD, pag.234, euro 23) è un’opera biografica che racconta la vita di uno degli scrittori più influenti della letteratura del Novecento indagando la giuntura tra il suo vissuto e le sue creazioni.Del team creativo Lacavalla in particolare non è nuovo a operazioni di questo genere: già il suo Alfabeto Simenon (https://duels.it/industria-culturale/leleganza-e-un-atto-damore-alfabeto-simenon-un-tributo-a-fumetti-di-lacavalla-e-schiavone/ ) è un atto d’amore profondo verso l’autore di Maigret e qui l’illustratore fa il bis con un’opera che della precedente mantiene intatti i punti di forza che ne hanno fatto un fumetto di alto livello: l’eleganza e la sintesi.
Se l’ultima è un dono purtroppo non di tutti, che qui conferisce alla narrazione l’efficacia di raccontare non tanto la vita in senso nozionistico, ma lo spazio interiore di un essere umano nella misura in cui esso è il terreno di coltura di un immaginario che deve la propria potenza espressiva tanto elevata proprio alla capacità di parlare alle profondità dell’animo degli uomini rappresentandone le paure e le inquietudini più profonde. La casa di Lovecraft, la sua famiglia e Providence sono uno stato mentale oltre che un luogo fisico, un trauma originario che condiziona la percezione del mondo esterno e non abbandona lo scrittore nemmeno quando si trasferisce altrove, nemmeno quando si sposa. Lovecraft non esce mai davvero dalle quattro mura in cui è cresciuto. Il suo universo narrativo è sconfinato ma, al tempo stesso, è tutto lì e gli autori riescono a cogliere questo aspetto in pieno. Lo spazio della narrazione in HPL – Una vita di Lovecraft è un orrido di nero viscoso che invade la tavola dandole un peso specifico enorme per l’occhio anche quando rappresentano qualcosa di intangibile come il nulla. Ed è lì che si trova il nesso tra l’artista e l’opera, in quel nero che è tale in quanto fuori dalla capacità di percepire e dare forma e senso, una notte da cui emergono esseri viventi che non sono fatti per essere concepiti e accettati, così alieni da noi che non riusciamo a collocarli nella realtà. Il volume di Taddei e Lacavalla racconta l’origine e la sorgente di una materia prima estratta in profondità, forse tanto potente in quanto efficace nel rappresentare un sentimento collettivo o forse ancora più potente, al punto da diventare immaginario condiviso a posteriori.