Lo scorso 1 gennaio, con la presentazione del nuovo logo celebrativo sul profilo X di Dynamic Pro, si è dato ufficialmente il via ai festeggiamenti per il 50° anniversario di Ufo Robot Goldrake di Go Nagai, trasmesso per la prima volta in Giappone su Fuji TV il 5 ottobre del 1975, mentre in parallelo si avviava la pubblicazione della versione manga sul mensile TV Magazine dell’editore Kodansha. Non che fuori dall’Arcipelago sia stato necessario attendere la festa: del robot spaziale si parla anzi già da un po’ (anche al di fuori delle semplici community degli appassionati) grazie alle varie iniziative che ne continuano a rinverdire i fasti. Prima fra tutte la nuova serie animata Grendizer U (da noi Goldrake U), varata il 6 luglio scorso e frutto dello sforzo che vede insieme lo studio giapponese Gaina con Manga Production, sussidiaria della Misk Foundation del principe saudita Mohammed bin Salman, a testimonianza della popolarità che da tempo l’eroe spaziale gode nella penisola araba, con tanto di statua di oltre 30 metri eretta a Riyadh nel novembre 2022, tanto per proseguire con le celebrazioni estemporanee. La vicenda rilegge i canoni della storia già nota, con l’arrivo sulla Terra del principe Duke Fleed, in fuga dalle truppe di Vega che già hanno conquistato il suo pianeta e che dovrà, suo malgrado e con la nuova identità di Actarus, difendere la seconda patria con il robot Goldrake. Il mezzo secolo trascorso porta naturalmente in dote un differente tipo di approccio alla materia, che tenga conto sia delle più recenti dinamiche seriali, che delle rivisitazioni delle altre opere nagaiane già dedicate a Mazinga Z o Jeeg Robot. Pertanto, l’approccio scelto in fase di planning è quello del remake che pesca dalle varie versioni del mito: la serie classica, il film pilota Ufo Robot Gattiger – La grande guerra dei dischi volanti, la più articolata versione manga di Gosaku Ota (coeva a quella originale di Nagai, ma edita da Futabasha) e il più recente Grendizer Giga, con cui già l’autore aveva rivisitato il suo eroe su carta nel 2014.
Allo stesso modo, la serialità non si accontenta più del modello narrativo verticale con episodi tutto sommato autoconclusivi e che trovano il proprio acme nello scontro fra Goldrake e il nemico gigante di turno, ma procede lungo una linea di continuità che, in accordo con la nostra epoca di universi condivisi, rende più stretti i legami con Mazinga Z (di cui, è bene ricordare, Goldrake nasceva come seguito, seppure abbastanza indipendente). Al di là dei nomi pure interessanti coinvolti nell’operazione (lo sceneggiatore Ichiro Okouchi e il designer dei personaggi Yoshiyuki Sadamoto, rispettivamente noti per Code Geass e Evangelion), la storia dissemina indizi qua e là per futuri sviluppi che spingono verso un approccio più cosmico-mitologico, con tanto di reperti archeologici da decifrare e legami che affondano con il passato di lontane galassie. Questo approccio massimalista si unisce poi a uno più intimista, propedeutico a rinnovare il carattere riluttante dell’eroe Actarus, che in questa edizione ha un legame ancora più problematico con il suo robot, tanto da trasformarlo nei momenti di ira in una macchina di morte divora pianeti, cosa che gli procura continui sensi di colpa, solo in parte mitigati dall’amicizia e alleanza con Koji Kabuto/Alcor e il suo Mazinga Z. In questo l’operazione si differenzia parecchio dalle altre già tentate dalla Dynamic di Nagai, sempre estremamente barocche nel mostrare lunghi combattimenti meccanici, e scivola invece verso uno psicodramma amoroso che si fa evidente nel triangolo che si viene a creare fra Actarus, la principessa Rubina di Vega sua promessa sposa e la più ostile sorella Teronna (entrambe doppiate da Haruka Tomatsu, per ribadirne il dualismo).
L’astronave stessa di Vega a forma di anello nuziale enfatizza il concetto, trasformando la brama di dominio degli invasori e il confronto con un robot e un pilota perennemente in bilico fra il ruolo del “buono” e del “cattivo” in un’elaborazione del rapporto di coppia e dei più complessi meccanismi amorosi. Come a dire che possiamo anche immaginare grandi battaglie spaziali, ma al fondo ci sono sempre esseri che amano e odiano e che pure nelle macro dinamiche che mettono in moto, sono mossi da passioni brucianti. Questa materia incandescente si fa però il torto di affidarsi quasi esclusivamente ai dialoghi e a un’animazione poco elaborata che sacrifica l’azione vera e propria, restituendo l’idea di un prodotto abbastanza statico, soprattutto nelle puntate centrali, e perciò privo della verve necessaria. Il numero comunque ridotto di puntate rende in ogni caso la progressione abbastanza spedita e la familiarità della storia, unita ai nuovi ingredienti, incuriosisce a proseguire la visione. Naturalmente Goldrake resta un titolo di gran presa in molti paesi del mondo, che ha garantito alla serie un lancio importante e discussioni molto accese sui social nel segno della nostalgia. La stessa cavalcata anche da Rai 2, con tanto di trasmissione in prima serata il 6 gennaio, data simbolica perché nello stesso giorno del 1980 si concludeva la serie classica sul medesimo canale nel nostro paese. Ancora una volta tutto è guidato dalle umani passioni, fra ricorsi e ricordi storici…