Joe Sacco (Tributo alla terra, Palestina) ha le idee chiare e a The Markaz Review ha dichiarato: «Gaza è il luogo in cui l’Occidente è andato a morire. L’illuminismo liberale dell’Occidente è una facciata, una falsità che è diventata evidente nel momento in cui la polverizzazione della Striscia di Gaza è stata quasi universalmente accettata, e persino acclamata da alcuni critici di Hamas (…) Ospedali, scuole, università e infrastrutture – praticamente tutto ciò che rende un luogo vivibile – è stato distrutto. Per me, questa è una guerra di annientamento contro i palestinesi a Gaza». Di conseguenza non sorprende minimamente che L’associazione degli autori israeliani di fumetto abbia attaccato la scelta di assegnare un Premio Eisner (il più importante riconoscimento americano per i fumetti) a War on Gaza, albo scritto e disegnato da Joe Sacco, dedicato alla distruzione della Striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano e pubblicato a puntate lo scorso anno sul Comics Journal, poi raccolto in volume da da Fantagraphics. Nella loro comunicato i fumettisti israeliani giudicano l’opera: «un pamphlet sottile che oltrepassa il confine tra reportage e pura propaganda, uno strumento di odio antisemita e antisionista».

Miscelando critica e umorismo nero, il fumettista e giornalista maltese-americano attacca duramente il governo degli Stati Uniti, accusando l’ex amministrazione Biden di complicità nel genocidio. Sottolinea sarcasticamente i “valori condivisi” tra America e Israele disegnando soldati americani che alzano il pollice davanti a cadaveri ammucchiati come legna da ardere. Celebre per i suoi reportage approfonditi sulla Palestina, Sacco è stato costretto questa volta a lavorare a distanza e non ha gradito. «Come altri artisti o scrittori, vedo la scrittura e il disegno come una forma di pensiero: cominci e improvvisamente le idee cominciano a fluire. All’inizio è stato difficile perché non amo particolarmente scrivere articoli di opinione. Preferisco il reportage, ma in questo caso non avevo altra scelta». War on Gaza non è il risultato di un resoconto dettagliato e di prima mano (l’esercito israeliano non ha mai lasciato entrare nella Striscia di Gaza i giornalisti), piuttosto è un distillato di fatti e cifre, così come sono stati assemblati nel corso del tempo nel quale la guerra si è sviluppata: conteggi delle vittime, immagini di insostenibile violenza, presentate con un’urgenza martellante che non si ferma per riprendere fiato durante tutte le 32 pagine dell’opera.


