Forme della passione: da Coconino Press la nuova edizione di Love, di Kazuo Kamimura

Autore molto prolifico nonostante la prematura scomparsa nel 1986 a soli 46 anni, Kazuo Kamimura è fra gli esponenti più raffinati di una stagione del manga d’autore anni Settanta (il cosiddetto “gekiga”, letteralmente “immagini drammatiche”), con storie dove l’espressione del corpo, dei sentimenti e della sessualità diventano un tutt’uno con una visione politica del mondo. Un’attitudine, va precisato, che nello stesso periodo coinvolgeva anche altri ambiti culturali, dalla letteratura al cinema, e che intercettava così una temperie ben precisa della società giapponese. Ripubblicato di recente da Coconino Press (pag.360, euro15,90) in un’elegante edizione in brossura dopo la prima tiratura rilegata, Love si inserisce molto bene in un simile percorso. Il progetto nasce infatti tra le pagine della rivista Comic & Comic di Tokuma Shoten che seppure di breve durata (poco più di un anno) era pensata per intercettare forze del cinema e del fumetto, attraverso la creazione di storie che dalla carta transitassero poi sul grande schermo mediante apposite trasposizioni per lo studio Toei. Proposito poi nella quasi totalità dei casi totalmente disatteso e di cui le varie storie restano perciò testimonianza, come un magnifico what if. Pertanto, in Love, se Kamimura disegna, a scrivere la storia troviamo Sadao Nakajima, nome di punta del cinema di genere yakuza e di samurai dell’epoca (fu il primo a portare sullo schermo il personaggio di Monjiro, poi reso celebre in Italia dalla serie tv del 1972). Il racconto si dipana attraverso quattro stagioni della vita di Hijiriko, una donna alla perenne ricerca dell’uomo ideale, che troverà infine in Oikawa, con il quale darà vita a un rapporto di dirompente passione, dalla primavera all’inverno.

Nel mentre si succederanno incontri con altri uomini, avventori di una ricerca mai esausta o bruti che la possiederanno con violenza, tra melodramma puro e rimandi stilizzati al teatro kabuki. La sessualità come lente prospettica sulla società e sui rapporti interpersonali definisce naturalmente un nuovo schema relazionale non più basato sul matrimonio – a un certo punto si cita proprio L’età della convivenza, opera seminale di Kamimura che aveva contribuito a portare alla luce l’argomento non più tabù del vivere pur non essendo sposati – ma su una ricerca che diventa sete di vivere istintivamente la realtà. Il controllo e l’autodeterminazione del corpo, ma anche il suo possesso violento da parte degli uomini, diventa così una lucida requisitoria che guarda direttamente in faccia il potere. In uno dei passaggi più evocativi, ad esempio, Hijiriko è posseduta da un uomo che stringe fra le mani la bandiera militare nipponica. Tanto per tracciare un parallelismo con le produzioni Toei dell’epoca, nell’incipit del coevo Female Prisoner 701 Scorpion, di Shunya Ito, la deflorazione della protagonista disegna con il rosso del sangue sul bianco del lenzuolo il Nisshoki, ovvero il simbolo nazionale del Giappone. Per illustrare le varie suggestioni del racconto, l’impeto disperato della protagonista e la natura autodistruttiva della relazione, Kamimura opta per uno stile dalle chiare caratteristiche sperimentali, mai rinchiuso in un modello estetico fisso, ma che alterna invece illustrazioni eleganti a forme più scomposte, fra tratti sottili e uso dei retini, e momenti dove il disegno si fa più corposo e granuloso, mentre figure umane diafane, creature ibride e visioni oniriche restituiscono il tumultuoso universo interiore della protagonista.

Le tavole dal canto loro reinventano costantemente la griglia classica in favore di tagli più ricercati, splash page e prospettive esasperate, con punti di vista non di rado dall’alto e dal basso. L’essenzialità dei dialoghi e la forza espressiva dei disegni determina così un ritmo molto elevato, ma capace comunque di focalizzare l’attenzione sugli elementi e le azioni più rilevanti, secondo un modulo che guarda chiaramente alle possibilità cinematografiche, come previsto dall’operazione. La lettura si rivela perciò un’esperienza travolgente e visionaria, in cui Kamimura riesce a trarre poesia dalla brutalità e lascia emergere tutto il precipitato malinconico e esistenziale della protagonista. Come già accaduto con le altre opere dell’autore giunte in Italia, l’edizione si avvale della cura e della traduzione di Paolo La Marca, il maggiore esperto sul tema. Grazie alla sua dedizione, non solo in Italia è stato possibile leggere le opere più note dell’autore, quali Lady Snowblood, L’età della convivenza e La pianura del Kanto, ma anche quelle mai raccolte in monografico e proposte in edizioni di pregio dopo un certosino recupero delle tavole ancora in possesso di Migiwa Kamimura, figlia del maestro, oppure, laddove i materiali risultassero mancanti, scansionando direttamente le riviste nipponiche originali. Love ne è un esempio perfetto, essendo la prima edizione da libreria al mondo, comprensiva anche delle rare note di colore in grado di restituire ogni sfumatura del balletto di forme caro a Kamimura. Il volume inaugura la collana economica della Kamimura Collection, più agile nel formato con sovracoperta, e permette di tornare a puntare i riflettori su un’opera ben inserita nel proprio contesto storico, ma senza tempo per le emozioni che è in grado di evocare.