Junji Ito è considerato uno dei maestri contemporanei del fumetto giapponese dell’orrore. Da Tomie a Uzumaki, passando per Gyo – Odore di morte, le sue opere godono di un seguito di portata internazionale che in più di un caso ha portato ad adattamenti per altri media: videogiochi, film, anime. Ito è uno di quegli autori il cui nome arriva a pesare più della singola opera e, di conseguenza, i suoi nuovi lavori vengono pubblicizzati promuovendo più il suo nome che il titolo del suo lavoro. La narrazione di Ito è disturbante, anche per gli standard giapponesi, ma non si limita a evocare immagini che possano infastidire o destabilizzare il pubblico. Il suo pensiero è strutturato e alla sua base c’è un’idea ben precisa dell’orrore e di ciò che fa paura, costruita in anni di frequentazione del genere prima come avido lettore e poi come creatore. La formazione di Junji Ito come uomo e come artista è un processo interessante da esplorare ed è proprio grazie all’autore stesso che è possibile provarci leggendo il suo libro autobiografico, Dove nasce l’Orrore (J-Pop, pag.320, euro 20). A chi scrive non è dato sapere se volontariamente o meno, ma l’opera s’inserisce nel solco di due grandi opere di questo genere, Danse Macabre e On Writing, in cui Stephen King esplora la genesi della sua poetica attraverso il proprio personale rapporto con l’horror e come, nel corso della sua vita, si sia trasformato nell’artista che è oggi. E non è un caso se a riuscire particolarmente bene nella scrittura di libri del genere che fanno il bilancio sia di un’estetica sia di una carriera con il collante del vissuto personale sono due scrittori horror, perché la paura è un aspetto fondamentale della vita umana, una corda profonda, necessaria alla nostra sopravvivenza come singoli e come specie ma capace, al tempo stesso, di sconvolgere le nostre vite condizionandole nel profondo.
Spogliato delle numerose sovrastrutture che lo caratterizzano specie nel contemporaneo, all’uomo restano pochi elementi e uno di questi è la paura. Per questo motivo l’horror ci tocca nel profondo, talvolta ci traumatizza e comunque lascia nella nostra memoria un segno più profondo di tanti altri generi. E per questo è importante, oltre che interessante, leggere le riflessioni di chi la narrativa dell’orrore la vive quotidianamente non solo come passione ma come mezzo di sostentamento. Dove nasce l’orrore tocca, con lucidità, efficacia e con una scrittura estremamente scorrevole, proprio questo punto, e la parte che ne parla è certamente la più interessante di tutto il volume perché certamente, le pagine autobiografiche per i fan di Ito sono sicuramente una curiosità gustosa, ma quando spiega come ottiene l’effetto voluto quando scrive le storie la sua riflessione si amplia e si fa trasversale rendendo il libro una lettura rivolta non solo agli aficionados ma a coloro che vogliono esplorare una dimensione fondamentale dell’animo umano. In chiusura è doverosa una menzione positiva all’edizione che J-Pop ha curato davvero con tutti i crismi. Dove nasce l’orrore è un oggetto fisico solido, stampato con materiali di qualità e con una cover che non è solo un gadget ma impreziosisce il volume (che presenta tavole e bozzetti preparatori inediti) con un effetto tattile interessante.