Ritorno all’inferno: L’Alba sulla mietitura di Suzanne Collins, il nuovo prequel di Hunger Games

La Storia è nota a tutti i cittadini di Panem. I Distretti hanno perso la guerra contro Capitol City e, da allora, la capitale li domina con il pugno di ferro vivendo nel lusso più sfrenato in aperto contrasto con la loro povertà. Per punire i ribelli, e per ricordar loro che lo stato di sottomissione in cui versano è dovuto alla loro ribellione contro Capitol, ogni anno due giovani per ogni distretto, detti i tributi, vengono costretti a combattere fino alla morte negli Hunger Games, i giochi trasmessi in tutta Panem. Se a porre fine agli Hunger Games è Katniss Everdeen, la vincitrice diventata simbolo della nuova ribellione, il suo mentore, Haymitch Abernathy, è un uomo distrutto dall’alcool e dai rimpianti che vinse i giochi prima di lei e che con la ragazza condivide qualcosa in comune, qualcosa che Capitol non può sopportare. L’alba sulla mietitura (Mondadori, pag.400, euro 23) è il secondo prequel di Hunger Games che, come il precedente, La ballata dell’usignolo e del serpente, esplora il passato dell’universo narrativo di Suzanne Collins. L’ambientazione è in questo caso la cinquantesima edizione degli Hunger Games, uno show speciale che vede la partecipazione del doppio dei tributi rispetto al solito, e già da questo punto si vede chiaramente la volontà dell’autrice di non prendere la via più facile. Il Bagno di Sangue, il tradizionale massacro iniziale, ricco di violenza e uccisioni a ripetizione, non viene mostrato privando il pubblico di una gratificazione immediata per dedicare più tempo a un approfondimento dei personaggi, della lore e alla solidità della trama su cui il libro è costruito. Haymitch opera fin da subito una scelta di campo: rompere le regole. Lo fa per conto suo, sfidando apertamente l’autorità del presidente Snow, e per questo viene trasformato nella chiave di volta per una sfida ancora più grande e sfacciata. (In apertura una immagine tratta dal video di lancio del film L’Alba sulla mietitura in uscita il 20 novembre 2026).

 

Woody Harrelson è Haymitch Abernathy in Hunger Games

 
Se restasse a vedere il Bagno di Sangue risulterebbe poco focalizzato sul suo piano reale e, pertanto, per il fan service la scrittura perderebbe di solidità. Poi non è che i fan service nel libro manchino, la natura commerciale e derivativa di tutta l’operazione è ben chiara e con grande onestà mai celata, ma Collins è una scrittrice di mestiere e pur senza nascondersi dietro a un dito produce una narrazione di qualità, ben costruita, fedele al suo sottotesto e funzionale. L’alba sulla mietitura, così come La ballata dell’usignolo e del serpente, sono due opere realizzate con la consapevolezza che determinati eventi accadono nella trilogia originale e di essa non serve una copia carbone, quindi fanno il loro lavoro che è un altro, nella fattispecie di quest’ultimo libro costruire non tanto Haymitch, che è il protagonista per esigenze narrative ma al termine della vicenda la sua costruzione è più o meno arrivata, ma Coriolanus Snow, il presidente di Panem, continuando il lavoro iniziato nel primo prequel di cui è protagonista. Qui compare meno ma al tempo stesso è ovunque, il suo imprinting come incarnazione del potere e dell’oppressione è costante, in ogni pagina. Se nel precedente volume si raccontava la gioventù di Snow, qui è al suo zenith, maturo ma non vecchio, in grado di esercitare la sua influenza solo esistendo, di dominare e di schiacciare i suoi nemici con una crudeltà barocca ma mai priva di senso pratico.

 

 
Perché Snow, come egli stesso dice chiaramente, non uccide senza ragione e se non stermina Haymitch nonostante il ragazzo glie ne dia più di una volta chiaro motivo è che non farlo, e farne piuttosto un esempio di quel che succede a chi sfida il potere, è più conveniente. L’alba sulla mietitura è, nel suo genere, un capitolo forte di una saga che non ha ancora perso colpi, un universo narrativo che conserva tutta la sua forza e rimane uno dei più interessanti fra gli Young Adult disponibili in libreria e al cinema. Sì, perché l’adattamento del libro era in produzione già prima della sua pubblicazione, e uno dei motivi è che continua ad apparire tremendamente attuale, forse oggi più di ieri, con la sua forbice assurdamente ampia fra straricchi e gente che fatica a mettere insieme il pranzo con la cena e la macchina repressiva del potere che ammette in seno a sé stesso qualche blanda voce di dissenso moderato per poi ridurre in polvere qualsiasi possibile alternativa reale. Mala tempora currunt, e Suzanne Collins l’ha capito da un pezzo.