Lost But Never Alone: il video dei Safdie Bros. per Oneohtrix Point Never

Un assalto alla memoria che emerge dal fraseggio delle schegge di televisione di un ipotetico zapping: la flagranza dell’ultimo oggetto filmico rilasciato dai fratelli Josh e Benny Safdie è tutta nell’amalgama di rabbia e malinconia che scaturisce dall’intreccio tra immaginario anni ’80 e l’assenza di presente in cui ci troviamo calati in questo periodo. Parliamo di Lost But Never Alone, il video realizzato dai fratelli Safdie per Oneohtrix Point Never, alias Daniel Lopatin, e per il suo album Magic Oneohtrix Point Never registrato il pieno periodo pandemico, tra marzo e luglio, e rilasciato lo scorso ottobre. Il video realizzato dai Safdie per le quattordicesima traccia dell’album è un concentrato di immagini per metà ricavate dal web e per metà ricreate dai due fratelli in perfetto stile televisivo anni ’80, compresa la performance in studio di Lopatin, perfetto revival da Top of the Pops eighties. Sembra quasi che i Safdie abbiano mirato a rigenerare una sorta di pulsione analogica per inscatolare in qualcosa di materico l’intera tensione da smaterializzazione della realtà in cui i confinamenti e l’implosione agorafobica indotta dalle paure pandemiche ci hanno calato. L’intarsio di fake found footage e scampoli di repertorio creato da Josh e Benny Safdie, unito alla sonorità soft nostalgica della musica di Oneohtrix Point Never (a cui si devono le colonne sonore di Good Time e Uncut Gems), produce un improprio sentimento di distacco e vibrante empatia, che risulta perfettamente coerente con il cinema dei due fratelli.

 

 

“La nostalgia è tanto accogliente quanto depressiva, crea un rapporto di amore/odio”, ha detto Josh Safdie commentando il video. E infatti tutto è costruito sulla contrapposizione tra il senso di abbandono che costituisce la base armonica del brano di Daniel Lopatin e la tensione del gesto di rottura che irrompe in scena: il contrappunto è anticipato dalla mostruosa figura femminile che avanza minacciosa verso la sua vittima pattinando sul ghiaccio con una falce in mano, scena tratta da La maschera del terrore (Curtains) un thriller horror anni ’80 di Richard Ciupka, che nello slancio del movimento, nella sospensione del ralenti e nell’apertura dello spazio innevato dilata quella tensione occlusiva che invece segna la scena d’interno ricostruita dai Safdie in stile sitcom. Qui l’impasto cromatico dello standard NTSC statunitense amalgama l’interno domestico da borghesia black in cui il figlio punk viene colto dai genitori con uno smartphone in mano e trascinato in una disputa da potere patriarcale che culminerà nell’esplosione musicale del brano di Lopatin. Rimane un senso di tensione astratta e anche di rabbia concreta che come sempre spiazza l’esperienza filmica del cinema dei Safdie, dissipando sicurezze e lacerando l’empatia della visione. “Lost but Never Alone is a haunted piece of surfing – a screen-capture of our desire to pull meaning from the past at all times and the triumph of breaking through it with something else”, ha detto Josh Safdie. Il rimosso resta la morte, che trasuda implicitamente da ogni immagine del video: avanza pattinando con la falce in mano, accoglie l’abbandono di uno scimpanzé, emerge dalla fossa comune che si intravede sullo schermo dello smartphone conteso.