Colin Wilson (1931-2013) è uno di quei mostri sacri della letteratura mondiale che, per qualche motivo, non ha avuto una grande fortuna in Italia nonostante negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, il suo paese d’origine, sia letteralmente un’istituzione. Della sua sterminata produzione si stanno occupando due editori fra i più interessanti nel nostro paese: Edizioni di Atlantide, che ne ha pubblicato l’autobiografia Oltre i sogni e il saggio L’outsider, forse la sua opera più importante, e Carbonio Editore, che ha pubblicato La gabbia di vetro, uno dei libri di culto di Stephen King, e ha iniziato a pubblicare la trilogia che ha per protagonista Gerard Sorme iniziando da Riti notturni (Ritual in the Dark, 1960, pag.442, euro 18). Quest’ultimo titolo in particolare è un libro molto interessante, un volume corposo ambientato nella Londra del secondo dopoguerra che vede le vicende di un intellettuale che vivacchia di rendita, Gerard Sorme, intrecciarsi con quelle dell’eccentrico e ricchissimo omosessuale Austin Nunne e del suo circolo mentre, sullo sfondo, una serie di omicidi nella zona di Whitechapel, sì, proprio la zona di Jack lo Squartatore, turba le notti londinesi. La scrittura di Wilson è fluviale e generosa, un lungo flusso intricato di parole che ci guida in una viaggio labirintico in un ambiente, quello di Nunne, popolato di personaggi singolari che fanno da contraltare a un viaggio tutto interiore e squisitamente filosofico, quello di Sorme, una ricerca di senso mossa da una forte e genuina tensione verso l’assoluto, che vede la quotidianità di una Londra viva e pulsante, non ancora scintillante come pochi anni dopo ma già brulicante di vita spesso mossa dalle necessità basilari. Pur non cedendo alla tentazione di raccontare un giallo facile e lineare, Wilson mostra una forte desiderio di raccontare e muscoli narrativi ipertrofici che gli permettono di restituire al lettore una grande quantità di materiale ricco di sostanza. Riti Notturni non è un libro facile nel senso che non schiaccia l’occhio al lettore, ma richiede una lettura attenta e immersiva, che non lascia spazio al lettore casuale in cerca di intrattenimento di facile consumo. Questo non per snobismo, il libro non è ermetico né volutamente ostico, semplicemente è sostanzioso. Colin Wilson è uno scrittore di razza, uno di quei narratori solidi per lettori forti che vale la pena recuperare in toto, la sua produzione è sterminata, sperando che opere come Riti Notturni facciano da apripista.