Dopo il grande successo Oltralpe, è approdata su Rai1 dallo scorso 14 settembre (il martedì, in prima serata) Morgane – Detective geniale, la serie con protagonista Morgane Alvaro (Audrey Fleurot), la scombinata donna delle pulizie, dal quoziente intellettivo di 160, che si ritrova – suo malgrado – a indagare su casi che la polizia non riesce a risolvere. Così come è fuori dal comune la sua capacità di calcolare al centesimo l’ammontare della spesa nel carrello strapieno, lo è quella di osservare i particolari sulla scena di un delitto e di mettere in relazione oggetti e situazioni nella ricostruzione delle dinamiche che hanno portato al crimine. Proprio il suo bisogno di riportare ordine quando qualcosa non quadra – pena l’insonnia – la porta, nel primo episodio, a osservare di sfuggita, mentre di notte fa le pulizie nel commissariato, l’incartamento relativo a un sequestro di persona e a fornire informazioni fondamentali per la risoluzione del caso.
Inizialmente guardata con sospetto dai poliziotti che arrivano a deriderla per il suo abbigliamento appariscente (tacchi alti, trucco pesante, una predilezione per i colori accesi e una vera passione per l’animalier), Morgane è allergica all’autorità in tutte le sue forme (in gioventù ha lanciato molotov contro la polizia) e fatica a conformarsi alle regole, ma finisce per accettare il contratto di collaborazione che la commissaria capo Hazan (Marie Denarnaud) le propone, a due condizioni: un posto al nido per la più piccola dei suoi tre figli e la riapertura delle indagini su un cold case che la riguarda, ovvero la scomparsa, 15 anni prima, del compagno Romain (Nicolas Baisin). Sparito senza lasciare tracce, l’uomo è il padre di Théa (Cyprian Gardin), la figlia maggiore, un’adolescente in perenne conflitto con la madre di cui in parte si vergogna e in parte invidia perché sente di non aver ereditato le sue straordinarie capacità, a differenza del fratellino. Morgane si trova così a collaborare fianco a fianco con il rigido comandante Adam Karadec (Mehdi Nebbou). Gli otto episodi della prima stagione di HPI (l’acronimo indica l’haut potentiel intellectuel) sono andati in onda su TF1 dal 29 aprile al 20 maggio battendo tutti i record: i 9,8 milioni di telespettatori del primo episodio, grazie a recensioni favorevoli e al tam tam mediatico, sono cresciuti costantemente, attestandosi – con le visioni sulla piattaforma on demand – sugli 11 milioni (fino a oggi, nel campo fiction, solo un episodio di Joséphine ange gardien aveva ottenuto risultati analoghi nel 2007).
La fortuna della “commedia poliziesca” creata da Alice Chegaray-Breugnot, Stéphane Carrié e Nicolas Jean (gli stessi di La mante), è in larga parte dovuta al personaggio di Morgane, trentottenne ai margini, ai limiti dell’asocialità, sicuramente anticonformista, senza peli sulla lingua, ecologista, poco incline ad accettare le imposizioni, madre single che alleva da sola i tre figli avuti da due diversi compagni e al suo umorismo irriverente. Una (super)eroina – grazie anche al suo abbigliamento – con cui, inevitabilmente, scatta l’identificazione e con la quale si condivide una sorta di rivalsa verso la società che la relega ai margini per il suo essere fuori dalle righe. Molto azzeccata anche la strana coppia che Morgane finisce per formare con il comandante Karadec, maniaco dell’igiene e caratterialmente suo opposto. Già confermata la seconda stagione, le cui riprese inizieranno a ottobre, sempre in Alta Francia, nei pressi di Lille.