Midnight in Paris 2024 – Arrivano le prime medaglie azzurre

Dalla Gare alle gare a volte è un attimo. Come ieri, quando sono sceso alla stazione Invalides del Rer (Réseau Express Régional), ho fatto due passi e ho raggiunto la tribuna stampa per seguire le prove a cronometro, femminile e maschile, di ciclismo. Il calembour dell’attacco l’avevo in canna da qualche giorno, ma ho atteso una competizione di biciclette (canna…) che per di più vedeva protagonista Ganna. Potrei cavarmela dicendo che qualche freddura può offrire un momentaneo sollievo a chi mi legge in Italia – qui invece continua a fare freschino – ma preferisco dire la verità.  Dopo tanti anni nei quali mi sono convintamente attenuto alla regola che vuole la notizia nelle primissime righe (le famose cinque w inglesi: what, who, where, when, why) mi diverte trasgredire e andare a briglia sciolta, confidando nell’indulgenza del lettore che immagino non apprenderà da queste righe che Filippo Ganna ha conquistato la prima medaglia dell’olimpiade azzurra, un argento che, come accade talvolta, rappresentava al tempo stesso il risultato minimo e massimo conseguibile. (In caso di vittoria mi sarei rimesso in tasca la Gare e le gare e avrei sfoderato un disneyano Pippo olimpionico). La cronometro di ieri, disputata sotto una fastidiosa pioggerellina ma soprattutto su un fondo viscido e insidioso – ne sa qualcosa proprio Ganna, protagonista suo malgrado di una sbandata che avrebbe potuto avere ben altre conseguenze – aveva infatti un favorito, il belga Remco Evenepoel, ventiquattrenne campione del mondo in carica della specialità, fresco di terzo posto al Tour, dove ha vinto la prima delle due prove contro il tempo.

 

Pippo Ganna a fine gara

 
Non che il Pippo nazionale, di quattro anni più vecchio, iridato a cronometro nel 2020 e 2021 e vincitore della seconda tappa contro il tempo nell’ultimo Giro, partisse battuto, ma alla vigilia era lecito riconoscere al belga la pole position dei pronostici. Ma nella gara di ieri non mancava il terzo incomodo e nemmeno il quarto, ovvero l’altro belga Van Aert, un fuoriclasse capace di vincere su qualsiasi terreno, e non è  un modo di dire, visti i tre titoli iridati conquistati nel ciclocross, e il ventenne britannico Joshua Tarling, che, come Ganna, rivedremo nella prova di inseguimento a squadre, in cui l’Italia difenderà il titolo olimpico e quello mondiale. Senza alcuna chance di podio gli altri partenti, i quattro hanno dato vita a una sfida appassionante, che ha visto Evenepoel precedere l’azzurro di 14’’92, (nemmeno mezzo secondo al chilometro, visto che la gara misurava 32.700 metri) e van Aert chiudere a poco più di 10’’ da Ganna, con appena 2’’16 di vantaggio sul gallese. “Ci abbiamo provato”, si è quasi scusato il campione di Verbania, mentre riceveva i complimenti del presidente Mattarella. Domenica entrambi faranno ritorno in Italia: l’azzurro diretto al velodromo di Montichiari dove si allenerà con i compagni del quartetto, insieme ai quali farà ritorno a Parigi sabato prossimo. Ad oggi non è invece in programma un’altra visita del Capo dello Stato, fatto che però non può essere escluso, visto il crescente legame con la rappresentativa azzurra e il calendario che colloca sabato 10, penultimo giorno di gare, la finale del salto in alto che vedrà protagonista Gimbo Tamberi, portabandiera dell’Italia, la cui informale esuberanza sembra aver conquistato il compassato presidente della Repubblica.

 

 
Per la cronaca – e perché ne scrivo volentieri, a maggior ragione dopo aver passato un’ora abbondante sotto l’acqua (le tribune sono rigorosamente scoperte) per seguirla – la gara femminile, caratterizzata da numerose scivolate, è stata dominata dall’australiana Brown che ha rifilato più di un minuto e mezzo alla seconda, mentre Elisa Longo Borghini, fresca vincitrice del Giro d’Italia, ha concluso con un ottavo posto che non può soddisfarla. Il traguardo delle gare a cronometro era posto sul ponte Alessandro III, tra l’Hôtel des Invalides e il Grand Palais, l’enorme padiglione espositivo inaugurato nel 1900 e restaurato a cavallo del Duemila, che ospita le competizioni di scherma. La situazione ideale per assistere a una gara al coperto e seguire le fasi finali della sciabola maschile, che hanno visto il trentasettenne Samele, già argento individuale e a squadre a Tokyo, conquistare la medaglia di bronzo piegando 15-12 l’egiziano Elsissy, dopo essere stato strapazzato 15-5 in semifinale dal coreano Sanguk Oh, che già l’aveva sconfitto nell’atto decisivo tre anni fa e ha poi conquistato il secondo oro olimpico. La terza medaglia di giornata, un altro bronzo, è stata vinta dalla staffetta 4×100 stile libero (Miressi, Ceccon, Conte Bonin e Frigo) stavolta non alla presenza di Mattarella e del sottoscritto. Il quartetto azzurro che a Tokyo, con Zazzeri al posto di Conte Bonin, era stato preceduto soltanto dagli Stati Uniti, questa volta ha dovuto arrendersi anche all’Australia, allora terza. Un collega presente nella Défense Arena di Nanterre mi ha riferito di un dopo gara all’insegna della delusione: da estimatore della prima ora di Ligabue posso facilmente capirli: chi si accontenta gode, così così.
(Le immagini sono di Franco Bassini).