A Rovigo Tina Modotti. L’opera, la mostra definitiva su un’artista rivoluzionaria

Tina Modotti, Donna di Tehuantepec,, Messico, 1929 ca

Fino al 28 gennaio Palazzo Roverella a Rovigo, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi propone l’esposizione,  prodotta da Cinemazero e a cura di Riccardo Costantini, Tina Modotti. L’opera, che ripercorre il lavoro della leggendaria fotografa, con oltre 300 scatti, molti mai visti in Italia. Si va  dalle immagini che raccontano la società e il lavoro nel Messico degli anni Venti, alla ricostruzione dell’unica mostra del 1929 a lei dedicata e da lei organizzata, fino alle rare immagini che raccontano il suo viaggiare in molti Paesi. Per il curatore «oggi però è il tempo di ripensarla nella totalità della sua produzione e riscoprirla fuori dalla biografia, partendo dalla sua fotografia, come artista autonoma e donna, libera, umana, armata di profondi valori sociali, attenta alla condizione degli ultimi, alle battaglie di riforma ed educazione, capace di istanze al femminile di rara forza e precoci per i tempi: tutti temi di assoluta attualità che attraversano da sempre i suoi scatti, ribaditi oggi nello scoprire e studiare quelli meno noti». (In apertura Tina Modotti, Concha Michel e i suoi assistenti all’inaugurazione della Escuela de Agricultura N.2 Emiliano Zapata a Ocopulco, Messico 1928).

 

Tina Modotti, Bambino davanti a un cactus, Messico, 1928 ca

 

Cinemazero negli anni, assieme a Gianni Pignat e Piero Colussi, ha portato avanti l’ambizioso progetto di ricostruire la produzione fotografica della Modotti, con ricerche fra musei e collezionisti privati, arrivando a individuare oltre 500 fotografie da lei scattate, molte, moltissime di più di quelle note. Tina non è più, come bene diceva una grande ricercatrice che si è occupata della sua opera – Sarah M. Lowe – “la più nota fotografa sconosciuta del XX secolo”. Ora le sue foto sono acquisite, catalogate (anche se non sempre esibite) dai grandi musei del mondo e da diverse istituzioni culturali, nonché battute a prezzi da capogiro per la loro rarità nelle aste più prestigiose. La mostra  approfondisce la varietà di approcci dell’artista rispetto al soggetto ripreso, dalle nature morte, dai lavori più grafici e astratti, alla documentazione sociale fino alla comunicazione politica. Innegabilmente allieva di uno dei più grandi fotografi della storia, Edward Weston, ma capace fin da subito di attestare una sua autonomia stilistica.

 

 

Tina Modotti Bambina scalza, Messico, 1925 ca

 

«Eccoci dunque a voler ricostruire con uno sguardo più completo possibile, il mondo degli scatti di Tina Modotti, che è stata capace di approcciare la fotografia in tutte le sue sfaccettature, in una mostra che è probabilmente la più grande a lei dedicata mai. Un percorso che ricostruisce la sua capacità di utilizzare la metonimia, più della metafora e del simbolo, con quella capacità tuttora commovente di raccontare il reale – fra leggera sfocatura e precisa attenzione al “cuore” del soggetto – con assoluta forza comunicativa. Quest’ultima si gioca molto nello stile di Modotti nella sua iniziale linearità: le sue foto colpiscono l’occhio immediatamente per come ricevono la realtà, restituendola innescando un flusso partecipativo successivo, che viaggia intermittente (andata e ritorno, in dialogo costante e paritario) dallo spettatore verso il soggetto immortalato. In questo dinamismo, la partecipazione si fa viva, partecipata e partecipante allo stesso tempo: si appartiene alla foto e allo stesso tempo alla realtà, e viceversa. Il tutto, senza che il processo sia complesso, non richiedendo fatica e non riversando la responsabilità del vedere sullo spettatore. Infatti, come ricorda Edward Weston stesso, anche quando si tratta di sperimentalismi tecnici, nella sua fotografia “non si sente alcuno sforzo”: ecco il gioco di ossimori tipico di Modotti, in cui con assoluta naturalità anche temi complessi si pongono – senza strutture palesi di rimandi, eccesso formale, artificio – come quotidiani e comprensibili, condivisibili».
Riccardo Costantini

 

Tina Modotti, Campesinos che leggono El Machete, Messico 1929