Nessuno è responsabile in Freetime di Gian Maria Cervo e Fratelli Presnyakov a Tramedautore 2020

«Credo che con l’alternanza di scene cinematografiche (con dei momenti cool fun) e monologhi di storiografia critica io, Oleg e Vova abbiamo inconsciamente creato l’immagine di un’umanità cadavere che potrebbe essere sul punto di risvegliarsi ma che non può essere ancora vista risvegliata». Così Gian Maria Cervo parla di Freetime, lo spettacolo scritto con i Fratelli Presnyakov (Oleg e Vladimir detto Vova), che è stato presentato a Tramedautore, il Festival Internazionale delle Drammaturgie dall’11 al 20 settembre al Piccolo Teatro (tutti i luoghi) di Milano. Un testo costruito a matrioska e densissimo di rimandi che, a partire dal crollo della Lehman Brothers nel 2008, analizza la nostra storia recente attraverso porte spazio-temporali, citazioni cinematografiche, letterarie, artistiche e filosofiche. Un attraversamento di epoche e ambienti seguendo il vento del cambiamento (non a caso Wind of Change, la canzone degli Scorpions simbolo della riunificazione della Germania, viene cantata dal vivo) con tutto quello che questo comporta. «Avamposto irriverente. Colto e spregiudicato. Una risata beffarda e disincantata. Una lettura lucida del nostro miserabile sopravvivere, del nostro miserabile adattarci e sopportare, della nostra incapacità di ribellione e di ascesi», questo il commento di Pierpaolo Sepe che cura la regia dello spettacolo ricorrendo a un’interessante iconografia camp. Otto gli attori in scena (l’ottimo Riccardo Festa, Cesare Ceccolongo, Chiara Degani, Gregorio De Paola, Noemi Francesca, Martina Galletta, Giorgia Masseroni, Giuseppe Orsillo), volutamente eccessivi e sguaiati, molti chiamati a interpretare più di un ruolo. Sono tutti già sul fondo della scena quando si entra al Teatro Studio Melato, dove spicca al centro un baule rosso e una console di regia musicale.

 

 

Nella prima scena, in una camera d’albergo, Adamo ha rapito quello che crede essere il nipote di Mariano Rajoy, l’ex presidente del governo spagnolo. In realtà stanno inscenando un rapimento, il nipote altro non è che un escort di lusso che ritroveremo sempre accanto ad Adamo e a cui quest’ultimo racconta la sua storia: è uno scienziato che studia la materia oscura, chiamato come consulente di un drammaturgo alle prese con un testo scientifico per uno spettacolo nel West End. Ma poi il monologo finisce per essere commissionato direttamente ad Adamo che non capisce nulla di drammaturgia. Ci si sposta poi a Bruxelles dove una presunta terrorista investe con la sua Tesla una coppia cinese. Un agente infiltrato e una poliziotta incinta (evidente il rimando a Fargo dei fratelli Coen, sottolineato anche dall’accenno alla neve che non si scioglie) la fermano e scoprono che la sua intenzione era far saltare in aria il Parlamento europeo, ma ha sbagliato indirizzo e si è diretta verso un negozio di giocattoli. Le sue colpe verranno condonate – le viene trovata un grande quantitativo di cocaina nascosto nell’air bag -, a patto che accetti di portare sempre un microfono per registrare le mosse del suo gruppo. Pensando al figlio, la donna acconsente, senza capire bene a cosa andrà incontro, a partire dall’inserimento del microfono in vagina. Questa scena altro non è che lo spettacolo scritto da Adamo. Da questo momento è un continuo slittare da un piano all’altro, con il proliferare dei livelli affidato a nuovi personaggi come i genitori di Adamo e Gabriella (un maestro di yoga in crisi d’identità e una donna esasperata).

 

 

Il tempo libero con le sue paure, la solitudine, le relazioni interpersonali, la materia oscura («La materia oscura sono io», dice il ragazzo escort all’inizio dello spettacolo) per parlare di una società liquida, un futuro distopico con universi paralleli e viaggi nel tempo che deve molto al cinema: tanti i riferimenti espliciti (oltre a quelli già citati, 2001: Odissea nello spazio, Nel paese delle creature selvagge, Star Wars, La notte dei morti viventi; si parla poi di Marcello Mastroianni, dei film di Fellini e di Marisa Berenson) o suggeriti per atmosfera (Arancia meccanica, Un pesce di nome Vanda, Orlando, Nodo alla gola, Kill Bill), oltre alla filiazione dichiarata a proposito dei generi («abbiamo il thriller che incontra il porno che incontra la commedia romantica»). Sempre con un occhio di riguardo al teatro e ai suoi maestri, Čechov su tutti: «Questa storia mi ricorda una commedia di Cechov, i personaggi se ne stanno comodamente seduti a tavola, nel frattempo il loro destino va a rotoli…», dice un personaggio, citando poi Le tre sorelle: «A Mosca, a Mosca…»

«In tempi come questi si può vivere anche a pezzi», conclude Adamo. Se così è, «Nessuno è responsabile», come viene ribadito da tutti i personaggi, in varie lingue, alla fine dello spettacolo.

 

Foto nell’articolo di Pino Montisci