L’anziano Zev (Christopher Plummer) che vive in una casa di riposo scopre, grazie ad un amico (Martin Landau), che la guardia nazista che ha assassinato le loro famiglia circa settant’anni prima ad Auschwitz vive in America dopo avere rubato l’identità di una delle sue vittime. Nonostante le difficoltà di una demenza senile che progredisce, Zev decide di farsi giustizia. Ma i candidati sono quattro, perciò intraprende un viaggio in auto, bus, taxi che avrà conseguenze davvero sorprendenti.
Come un thriller
Il film è incentrato sul ricordo del trauma riflesso attraverso personaggi eccezionali. Quando ho letto la sceneggiatura ho pensato che fosse una storia totalmente originale, non mi era mai capitato di imbattermi in un personaggio come Zev nella letteratura o nei film. Ho pensato fosse una storia accessibile con un viaggio emotivo molto profondo, pieno di sorprese. Alcune temi possono ricordare Ararat ma la forma del film è totalmente diversa. Mi affascina esplorare i ricordi, ma l’aspetto più interessante per me è che noi guardiamo un personaggio che pensiamo stia soffrendo per il suo vissuto, per questo proviamo simpatia per lui. Ma poi ci rendiamo conto che abbiamo a che fare con un trauma. Dimenticare è una cosa, avere a che fare con il ricordo soppresso è tutta un’altra questione. Funziona come se fosse un thriller perché c’è questo senso di missione e di inevitabilità dei fatti, è come se ci fosse qualcuno intrappolato in una macchina che non può controllare. Questo dà al film una tensione inattesa e lo rende unico perché è una sorta di thriller interpretato da un uomo molto anziano perciò segue il ritmo della sua vita. E lui pensa solo al presente, non guarda indietro, non ha sottotesto.
Testimoni fragili
Tutto il mondo è visto dagli e con gli occhi di Zev. Ad esempio il modo in cui sono rappresentati i bambini è come li vede lui, non è realistico. La ragazzina non sa cos’è un nazista, ha letto che si tratta di un complotto, di un assassinio. Per lei è come una favola, non è reale, non comprende la grandezza del crimine perché è troppo innocente. Sono gli ultimi anni in cui si possono girare film su quel periodo storico con dei testimoni ancora viventi. Fra poco diverrano film d’epoca, la sfida è girarli come film dei nostri giorni sapendo che abbiamo a che fare con gli ultimi custodi di quel periodo e sono estremamente fragili e vanno rispettati. Negli ultimi anni sono stati scovati molti ex nazisti. Sono ancora dei mostri? Lo sono sempre stati? Sono queste le domande che spero il film riesca a far sorgere. Non ci possono essere risposte semplici.
Rimozione ed amnesia
Ripeto la realtà viene filtrata dalla mente di Zev, la storia passa attraverso di lui, perciò anche le eventuali incongruenze che alcuni hanno notato sono da riferirsi al fatto che ciò che vediamo è uno sguardo soggettivo su una vicenda che si sviluppa attraverso i comportamenti e le reazioni di un novantenne. La sceneggiatura di Benjamin August può essere anche letta come un lavoro sull’amnesia collettiva. In Europa nessuno ha dimenticato il nazismo e l’Olocausto, ma negli Stati Uniti, soprettutto per le giovani generazioni non è così. August è un americano che ha sposato una vietnamita ed è rimasto sorpreso della profonda rimozione sulla guerra in Vietnam, per questo ha deciso di contribuire a tenere viva la memoria di un’altra guerra e di altre sofferenze.