Bagliori dalla galassia Bowie

Bowie e Burroughsdavid_bowie_william_s_burroughs_musicians

William S. Burroughs:”l’arma dei ragazzi selvaggi è un coltello da caccia, un Bowie da 45 cm, lo sapevi?”  David Bowie:”un coltello da caccia da 45 cm…non fai certo le cose a metà, eh? No, non sapevo che fosse la loro arma. Il nome Bowie mi piaceva da ragazzo, tutto qui. A sedici anni ero assorbito da una specie di idea filosofica, volevo una verità inconfutabile su come dare un taglio alle menzogne e tutto il resto.”

Burroughs:”beh, il Bowie è a doppio taglio, sai”  Bowie:”Finora non l’avevo visto tagliare da entrambi i lati.”

(tratto da Rolling Stone, febbraio 1974)

 

Pressioni gravitazionali

“Bowie si è sempre circondato di colleghi che hanno esercitato pressioni gravitazionali contrastanti sulla sua potente tendenza istintiva al vaudeville. Personaggi come Iggy Pop, Pete Townshend ei fratelli Sales dei Tin Machine hanno contribuito nel corso degli anni a iniettare nell’opera di Bowie quel tipo di autentica credibilità rock alla quale egli ha spesso aspirato, mentre i tipi come Eno, Fripp e Gabriels hanno rinvigorito le sue ambizioni avanguardistiche. Bowie è dotato del dono raro di riuscire a sintetizzare, ciò che vuole, partendo da due approcci necessariamente contrastanti; possiamo considerare un suo trionfo personale il fatto che non sia né Lou Reed né John Cale, ma un po’ entrambi.” (Tratto da The Complete Bowie di Nicholas Pegg)

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Internet ci cambia

Con Internet la musica sta per diventare come l’acqua corrente e l’elettricità…E’ meglio che ci prepariamo a fare un bel po’ di tour, perché sarà davvero l’unico scenario inimitabile che rimarrà. E’ eccitante da morire. Ma d’altra parte non importa che tu lo consideri eccitante o meno; è ciò che accadrà. (Tratto da un’intervista del novembre 2002 New York Times, testimonianza della sua strepitosa perspicacia)

 

I costumi di Kubrick 

I costumi nei film di Stanley Kubrick sono fantastici: 2001: Odissea nello spazio con le sue uniformi alla Courrèges e i Drughi di Arancia meccanica, vestiti per le grandi occasioni. (Dal 1972, quando il successo gli permise di indossare modelli appositamente progettati, Bowie si rivolse al sarto Freddie Burretti e alla costumista Natasha Korniloff prendendo ispirazione dal cinena di Kubrick. Tratto dal documentario David Bowie: Sound and Vision di Nick Stevenson)

 

 E quelli di Yamamoto

I costumi creati da Kansai Yamamoto erano esattamente come li avrei voluti , e anche meglio. Esplicitamente ispirati in parti uguali al kabuki e ai samurai, erano eccessivi, provocatori e, sotto le luci di scena tenevano un caldo incredibile.  (Tratto da Any Day Now: David Bowie, The London Years 1947-1974 di Kevin Cann)

 

Sul palco 

Quando salgo sul palco cerco di rendere lo spettacolo il più bello e interessante possibile, e non mi riferisco solo all’esecuzione delle canzoni e ai movimenti di scena. Penso che se vuoi davvero intrattenere il pubblico, devi curare anche i dettagli. Mi sento molto a mio agio nei vestiti che indosso ed essi sono parte di me e delle mie esibizioni   (Tratto da Popping the question: David Bowie di Paul Raven)

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I fenomeni sociali

Sono un buon osservatore dei fenomeni sociali e più o meno ogni anno sintetizzo i vari fenomeni, cercando di fissare quella sintesi da qualche parte. Ciò che quell’anno rappresenta, ciò che ha rappresentato o rappresenterà. Si tratta soprattutto di coglierne la quintessenza. (Tratto da un’intervista a TopPop, 1977)

 

Musica e vicoli ciechi

Se nella musica mi trovo in una sorta di vicolo cieco, cerco di risolvere il problema dipingendolo. Cerco di immaginare dove sta il problema…Cerco di visualizzare le qualità fisiche per poi dipingerle e scoprire cosa non va; una volta risolto il problema, riprendo il lavoro in studio. Non ho mai distinto le cose in settori. Per me tutto è racchiuso in un unico flusso: qualcosa riguarda la musica, altro la parte visiva; i due aspetti sono sempre stati interconnesi. (Tratto da Inspirations di Michael Apted, 1977)

 

Direzioni

Non ho mai avuto una direzione unica. Sono molto volubile, lo sono sempre stato, sin da quando avevo tredici o quattordici anni. Questa caratteristica tiene viva la mia curiosità. Se faccio la stessa cosa troppo a lungo mi annoio. Mantenere vitali le mie funzioni è una necessità assoluta. (Tratto da un’intervita a Nashua Telegraph, novembre 1974)