In Zoolander 2 Ben Stiller torna a interpretare il modello più celebre al mondo. Se nel primo capitolo del 2001 (sempre diretto dallo stesso Ben Stiller) travolgeva il mondo della moda con le sue invenzioni, questa volta si assume il compito di salvare il meglio delle pop star, alle prese con problemi di immagine e personalità. Come al solito chilometrico il cast, con, fra gli altri, Owen Wilson, Penelope Cruz, Benedict Cumberbatch, Will Ferrell. Invece nel ruolo di se stessi troviamo Justin Bieber, Cara Delevingne, Kanye West, Sting.
Nascita del personaggio
Tutto è nato quasi per caso, da uno sketch in tv dove in cui mi chiesero di interpretare un modello. Mi sembrava abbastanza ridicolo e divertente. Non mi interessava attaccare il mondo della moda, ma quel mondo dava la possibilità di far ridere: è così esagerato e spesso sopra le righe… Sono tutti stressatissimi, ogni sei mesi devono uscire con le nuove collezioni, sono costretti ad una sfibrante creatività continua. Volevo raccontare Derek alle prese con un mondo che rispetto al 2001 era completamente differente, anzi, letteralmente, non esisteva. Non c’erano Twitter né Istagram: non c’erano le foto nei cellulari, cose che oggi fanno parte del nostro modo di vivere.
Io e i social
Appartengo a una generazione che è cresciuta senza social. Ma cerco di comprenderne e di sfruttarne alcuni aspetti. Ovviamente è più brava mia figlia, ma è interessante confrontarsi con chi è super appassionato. Invecchiando cerchi gli oggetti che ti ricordano più il tuo passato, che ti trasmettono un senso di sicurezza. Probabilmente saremo l’ultima generazione a saper riconoscere ed amare la pellicola, i dischi in vinile, ecc. Insomma, amo le cose reali, che esistono fisicamente, ma quelle virtuali mi incuriosiscono.
Girare a Roma
Ho scelto Roma perché volevo un posto nuovo, completamente differente dove girare. In più sapevo che la sensibilità italiana sarebbe stata perfetta per sviluppare le potenzialità di Derek, il suo essere buffo e divertente. E Roma è l’ideale per il cinema: poi c’è l’indubbio vantaggio che è impossibile sbagliare un’inquadratura con Roma sullo sfondo. Ma non é stato facile: il traffico, le persone, i turisti, le difficoltà burocratiche. Girare a Cinecittà in estate è stata dura: faceva caldissimo. Ma le maestranze sono speciali, i reparti scenografie e costumi sono stati fantastici.
I Camei
Questa volta trovare complici che si prestassero per dei camei è stato molto più facile. Indubbiamente ci ha aiutato l’affetto che tutti nutrono per il primo film. Chiunque del mondo della moda sapeva cosa gli stavo chiedendo: anche gli stilisti che ho coinvolto, da Alexander Wang a Valentino e Marc Jacobs… E poi Anna Wintour o Kate Moss… Quando ho cercato Justin Bieber per la prima volta non era ancora il fenomeno pop che è ora. Mi interessava il modo in cui gioca e si diverte con la sua immagine, è stato un complice perfetto. Anche Sting è stato tra i primi contattati, perché stavolta ha davvero un ruolo nella storia: se lui e Beiber avessero detto di no, avrei dovuto riscrivere parte della sceneggiatura. Devo dire che hanno dimostrato tutti un gran senso dell’ umorismo e autoironia.