Dulce Pontes: con il fado puoi spogliare la tua anima

Dulce José Da Silva Pontes è una cantautrice portoghese, nata nel 1969 a Montijo, cittadina sulle rive del Tago, a pochi chilometri da Lisbona. Dopo un’infanzia dedicata allo studio del pianoforte, Dulce si è imposta con la canzone d’autore e quale interprete del fado, genere che (insieme a Teresa Salgueiro dei Madredeus) ha contribuito a riscattare dall’oblìo internazionale; ma poi non si è di fatto posta alcun limite nella costruzione di un repertorio che brilla per eclettismo, mescolando sonorità antiche e nuove. Canta in sette lingue diverse ed è oggi una delle voci più rappresentative della “world music”. Se la sua presenza estiva ed autunnale nel nostro Paese è legata in particolare ad alcuni concerti con l’immenso Morricone, ci sono pure occasioni in cui la Pontes è la protagonista assoluta: succederà per esempio con il concerto Peregrinação in programma il 22 settembre, all’interno de Le X Giornate, in scena dal 14 al 23 settembre 2017 presso il Teatro Sociale e l’Università Cattolica di Brescia.

Dulce, la sua proposta musicale spazia dalla musica tradizionale lusitana al pop, dal folk alla canzone d’autore, con incursioni nella lirica. Le piace quando si parla di lei come di una interprete di “world music” o ritiene generica l’etichetta?

Non è generica, ci può stare. Nel senso che non sono soltanto un’appassionata del folk portoghese e del fado: amo diversi stili musicali, sebbene il mio background parli di tradizione lusitana. Che poi, per quanto concerne il fado, è anche piuttosto varia: esiste una versione tipica del sud del Portogallo e una tipica del nord. In generale, però, trovo che la musica sia in grado di trasmettermi (e di trasmettere a chiunque) un grande senso di libertà.

 

Il fado pare tuttavia un amore più intenso degli altri…

È così. Si tratta di una musica fantastica per spogliare la propria anima. E, come dicevo, il fado non è un genere monolitico: di solito lo si associa alla tristezza ed alla malinconia (e questa è anche la mia incarnazione preferita del genere), ma ne esistono addirittura varianti umoristiche. Il mio punto di riferimento, comunque, resta sempre Amália Rodrigues, che è stata in grado di elevare il fado allo stato di pura poesia.

Quel mix di dolcezza e languore, di struggimento e malinconia che caratterizza il fado è espressione dell’anima lusitana, intrisa di “saudade” per un altrove indefinito, o deriva in qualche modo dalla stessa lingua portoghese, con il suo andamento cantilenato?

Penso che il fado sia connesso all’anima portoghese, ma poi funzioni come una lingua franca, che valica i confini nazionali e tocca chiunque voglia esibirsi in una forma autentica. Al punto che ciascuno lo può interpretare secondo la propria sensibilità. Non è il jazz, ma gli si avvicina, per la purezza e il senso di libertà che lo percorre.

 

Che ruolo può svolgere la musica, abituata ad abbattere barriere, in tempi in cui gli uomini ricominciano ad erigere muri?

La musica è libertà. Gira nell’aria e supera i confini. Basti pensare alla radio e alle sue onde, che valicano le barriere. In questo senso, credo che siano molto importanti le nuove tecnologie, che permettono alla gente di scoprire anche ciò che non viene commercializzato o presentato alle masse. La musica è un mezzo dal valore sociale e antropologico enormi. In Portogallo è stata simbolo di rivoluzione, in Spagna pure…

 

Come è nata la collaborazione con Morricone?

Nel 1995 Morricone cercava una voce per la colonna sonora del film Sostiene Pereira (tratto dal best seller di Antonio Tabucchi, diretto da Roberto Faenza e interpretato da Marcello Mastroianni, ndr), e un suo collaboratore gli portò un mio disco. Quando mi arrivò un fax con la proposta del Maestro, ne fui entusiasta. Nel 2003 abbiamo poi realizzato il disco Focus, una grande sfida per me. E la collaborazione prosegue…

 

Per gli italiani (e non solo) Morricone è un mito. E per lei, cosa rappresenta?

Se esistessero legami di parentela nella musica, per me lui sarebbe un padre. Ma il nostro rapporto trascende il campo delle sette note: lo apprezzo moltissimo anche come essere umano.