Il successo arriva quasi subito per Jean-Louis Trintignant, che, nipote di un famoso pilota di formula 1, con la passione per i rally, si trasferisce a Parigi nel 1953 per compiere studi di regia e di recitazione, ma inizia calcando le scene teatrali e recitando Racine e Molière. L’esordio al cinema è determinante per la sua carriera. Nel 1956, infatti, interpreta il timido innamorato di Brigitte Bardot in Et Dieu créa la femme, imponendo fin da subito quella che sarebbe stata la sua cifra espressiva più riconoscibile, la sobrietà e la sottrazione ed una ricerca profonda nelle pieghe nasoste dell’animo umano. Tre anni dopo torna a lavorare con Vadim in Les liaisons dangereuses, dando inizio ad una stagione che farà la storia del cinema tra Italia e Francia. Da Estate violenta (1959) di Valerio Zurlini a Il sorpasso di Dino Risi, nei panni, ancora una volta, di un taciturno studente francese alle prese con l’esuberante Vittorio Gassman.
La seconda metà degli anni Sessanta rappresenta per Trintignant una nuova sfida: ruoli complessi, personaggi ambigui e sfaccettati che, con il suo tipico understatement, diventano misteriosi, talvolta sottilmente perfidi. Con Un uomo, una donna (1966) di Claude Lelouch arriva il grande successo internazionale, cui fanno seguito Le cerbiatte di Claude Chabrol (1968), La mia notte con Maud (1969) di Eric Rohmer, Il conformista di Bernardo Bertolucci e Z, l’orgia del potere di Costa-Gavras. Si dice che Costa-Gavras avesse insistito perché Trintignant fosse il più “invisibile” possibile. “Non ti si deve notare”, gli diceva, e Trintignant si mise gli occhiali scuri mimetizzandosi e al tempo stesso esplodendo con il suo personaggio al punto da vincere la Palma d’oro a Cannes. Magie di un attore sapiente. Per non dire del sodalizio durato due film con Alain Robbe-Grillet, L’homme qui ment e Trans-Europ-Express. Negli anni Settanta non mancano i film di genere, polizieschi, commedie, gialli. Voyou – La canaglia (1970) di Lelouch (che tornerà a dirigerlo molti anni più tardi, nel 2019, ne I migliori anni della nostra vita, ancora una volta con Anouk Aimée, per recuperare il passato perduto di una coppia che ha fatto sognare gli animi più romantici), senza mai abbandonare il cinema d’autore, ma evitando Hollywood più volte gli avrebbe offerto una vita da star.
“Quando Coppola mi ha cercato per Apocalypse Now, che mi avrebbe forse aperto una carriera in Usa, non ho avuto voglia di muovermi dalla Francia. Nemmeno quando Spielberg mi ha voluto per Incontri ravvicinati del terzo tipo, nel ruolo che poi è andato a François Truffaut” racconta Trintignant, dimostrando una riservatezza più forte di ogni ambizione. Sarà Julien Vercel in Finalmente domenica, ultimo film di Truffaut. Impossibile citare tutti i 120 film da lui interpretati, senza mai lasciare il teatro, anzi, reinventandosi negli ultimi anni con spettacoli personali, intimi, dedicati alla poesia (i versi di Jacques Prévert sugli altri). Molti anche i dolori famigliari, a partire dalla morte di entrambe le figlie (la prima neonata, la seconda uccisa dal compagno). Di questo dolore parla anche nella sua autobiografia Alla fine ho deciso di vivere (Mondadori) uscita in Italia nel 2012, che ora, a pochi giorni dalla sua morte, a 91 anni, rappresenta una porta aperta sulla storia di un uomo schivo, timido e gentile.