La vera Cheryl Strayed ci racconta Wild

Cheryl Strayed
Cheryl Strayed

In attesa di vedere il film tratto da Wild (Piemme), sceneggiato da Nick Hornby, diretto da Jean-Marc Vallée e che è valso a  Reese Witherspoon una candidatura all’Oscar come miglior attrice, ci siamo fatti raccontare da Cheryl Strayed la storia del suo libro. Cronaca di una riscatto dall’eroina e dalla disperazione ottenuto entrando in una foresta e uscendone tre mesi e 1600 chilometri dopo.

 

La  genesi del libro

Ho iniziato a scrivere Wild nel 2008, tredici anni dopo il mio cammino, era passato abbastanza tempo da farmi comprendere meglio cosa mi era capitato nel tempo trascorso sul PCT (ndr Pacific Crest Trail ,confidenzialmente PCT, è una via lunga 4260 chilometri che parte dal confine fra Messico e California e raggiunge il Canada). Sono sensazioni che possono emergere solo col passare degli anni. Per questo ad un certo punto ho sentito di avere una storia da raccontare. La questione sta tutta nel fatto che la memoria deve trovare un significato nell’esperienza piuttosto che semplicemente riferirla. Quando stavo effettuando il cammino sapevo di star vivendo un’esperienza di trasformazione, ma è stato solo dopo un po’ di tempo che ho potuto capire completamente quanto sia stato importante quel viaggio per aiutarmi a diventare la donna che sono oggi.

Cammino dunque sono

Viaggiare alla velocità dei piedi modifica la prospettiva di ciascuno in modo differente. Ci sono così tante cose che non riusciamo a vedere quando passiamo velocemente in auto. Camminare ci dà l’opportunità di entrare in intimità col paesaggio, sentire attraverso i nostri corpi cosa sia muoversi, spostarsi, magari solo per un chilometro. Adoro camminare e stare nella natura. Dal 1995 ho fatto altri viaggi zaino in spalla in posti selvaggi, ma nessuno così lungo come il mio cammino sul PCT. Adesso ho due bambini, di 9 e 10 anni, e con mio marito li porto spesso a camminare.

Rivivere il dolore

Ho pianto parecchio mentre scrivevo Wild. Quando ho rivissuto momenti fondamentali come la morte di mia madre o esperienze difficili come quando io e mio fratello abbiamo ucciso il suo cavallo, ho dovuto rivivere quei momenti completamente. Volevo ricrearli per il lettore il più vividamente possibile, così ho essenzialmente rivissuto l’esperienza. A volte era triste, ma ero a posto. Per quanto mi riguarda le lacrime sono una parte della vita e una componente della scrittura. A dir la verità ricordare il dolore fisico mi ha fatto più ridere che piangere.

Un gesto sacro

Ogni mattina  bruciavo le pagine dei libri letti la sera prima. Oggi lo vedo come un atto pratico e filosofico, ma mi ci è  voluto qualche aggiustamento per vederla così. Storicamente chi ha bruciato libri lo ha fatto con odio e disprezzo, così anche se lo stavo facendo con amore all’inizio non ero sicura che fosse la cosa giusta. Ma in un cammino come quello in cui mi trovavo la praticità ha vinto e ho deciso di bruciare le pagine lette. Ogni volta che lo facevo mi sentivo come se compissi un gesto sacro.

 

Reese Witherspoon
Reese Witherspoon

Niente messaggi

Non ho mai creduto di scrivere Wild per comunicare chissà che messaggio, ma penso che alla fine qualcosa venga fuori. Ed è che comunque bisogna continuare ad avanzare, anche se tutto quello che puoi fare è un passo. Per questo ho dovuto imparare ad andare oltre il mio dolore e le perdite che ho avuto. Ho dovuto trovare il modo di andare avanti. Camminare mi ha insegnato a “cercare” , ad interrogarmi attraverso il passo. Da allora so che andare avanti è un atto semplice e potente. Molto potente.

(Dichiarazioni raccolte da Massimo Rota)