Libere disobbedienti innamorate – In Between (in sala dal 6 aprile) è la storia dell’amicizia di tre giovani donne – Laila, Salma, Nour -, molto diverse tra loro, ma tutte estremamente determinate, che vivono a Tel Aviv e combattono ogni giorno per affermare se stesse, in un mondo in cui le tradizioni pesano. Abbiamo incontrato la regista Maysaloun Hamoud e Mouna Hawa, una delle interpreti. Il film è stato presentato e premiato al Festival di Toronto e a quello di San Sebastián.
Per il tuo film d’esordio hai scelto una tematica forte, la libertà in tutte le sue forme.
Maysaloun Hamoud (Ma. H.) Sì, penso che il film parli di tanti tipi di libertà. Fondamentalmente è incentrato sull’essere se stessi e su cosa comporta non scendere a compromessi. È la mia esperienza di vita, il contesto con cui ho a che fare quotidianamente, è la storia dei miei amici, delle persone intorno a me, e più in generale di una generazione di cui non si è mai davvero parlato e che non è mai stata presentata al cinema. Ho pensato fosse giunto il momento di farlo. Quello che si vede nel film è il modo di vivere di un largo gruppo di persone, di giovani, io ho solo cercato di catturare la realtà trasformandola in materia cinematografica, ma di base è la nostra vita.
Il titolo originale Bar Bahar e quello inglese In Between si riferiscono al fatto che queste giovani donne vivono “nel mezzo”, tra tradizione e modernità?
Ma. H. Sì, si tratta di questo, ma nonostante il titolo italiano sia diverso, mi piace. Anche perché bisogna considerare che il pubblico non conosce veramente tutti i dettagli del nostro essere “nel mezzo” quindi è un titolo più politico, e visto che l’essenza del femminismo è forte nel film, credo che il titolo italiano, così come quello francese (Je danserai si je veux “ballerò se voglio”, ndr) è un buon modo per avvicinarsi al film.
Come è stato accolto in patria?
Ma. H. Ci sono state reazioni differenti. Fondamentalmente ottime: è stato visto come un importante punto all’interno del dialogo presente nella società palestinese e relativo al cambiamento. I fondamentalisti, che detestano si cambi mentalità, soprattutto per quanto riguarda le donne, hanno reagito in maniera più violenta, vietando il film o cose di questo tipo. Ma è stato un gruppo minoritario e questo ha fatto sì che crescesse l’interesse e se ne parlasse di più.
Mouna Hawa (Mo. H.) Sai come succede… Il film è vietato? Andiamo subito a vederlo….
Mouna, è stato difficile interpretare Laila, l’avvocato di successo?
Mo. H. È stato facile e difficile nello stesso tempo, perché ci sono molte somiglianze tra me e il personaggio e molte situazioni attraverso cui passa Laila sono le stesse che ho passato io, come lasciare la casa, essere da sola, indipendente, responsabile, fare errori anche e imparare dai miei errori… Laila sa esattamente quello che vuole ed è stato talvolta difficile per me accettare che, in alcuni casi, si trattava di Laila e non di Mouna, ero confusa perché il film è molto realistico e davvero ho preso molti spunti dalla mia vita personale. È stato un viaggio interessante. Dopo aver letto la sceneggiatura ho pensato che fosse un film importante e che avrei voluto esserci perché per me era un onore interpretare Laila, lo spirito libero che vuole solo amore, uguaglianza, equità e non scende a nessun compromesso per quanto riguarda le sue opinioni o il suo modo di vivere, non si scusa per quello che è, è quello che è e tutti devono accettarlo. È stato un bel mix tra di noi.
Quello che affrontano le donne di Tel Aviv non è dissimile da quello che affrontano in Italia.
Ma. H. L’obiettivo era proprio quello di fare un film universale. Dal momento che siamo palestinesi parliamo di donne palestinesi, non potremmo parlare delle donne italiane, ma i problemi sono gli stessi in tutto il mondo, le donne soffrono per le stesse cose
Per tutte e tre le protagoniste il prezzo da pagare è solitudine…
Ma. H. Sì, ma in cambio c’è il dono della sorellanza.
Mo. H. In realtà, non penso sia la solitudine. Certo, Laila vive in maniera diversa e per questo può sentirsi sola, ma se sei con le persone giuste, con questa solidarietà femminile che si crea, ti senti amata…
Ma. H. Se esprimi te stessa nel giusto contesto, questo diventa la tua casa, ci sono altre persone che hanno combattuto e lottato per le stesse cose, c’è una comunità in cui sentirsi accolte.
Mo. H. Sì, perché puoi sentirti sola, o diversa o non accettata o guardata in modo strano, ma alla fine questo film ti dice che devi fare i tuoi errori e fare la tua strada per trovare la tua comunità. Magari fai la strada da sola, come se camminassi da sola per molto tempo nel bosco, per poi trovarti davanti una meravigliosa cascata…
Maysaloun, stai lavorando a un nuovo film?
Ma. H. Libere disobbedienti innamorate è la prima parte di una trilogia, sto lavorando alla seconda, che non sarà la continuazione della prima (ma lavorerò con la stessa squadra di persone) e ho anche in ballo una serie televisiva.