Ritorna a far parlare di sé l’artista e performer newyorchese Emma Sulkowicz. A soli 24 anni è ormai da considerare come una stella di prima grandezza della scena artistica statunitense. Laureatasi nel 2015 presso la Columbia University, è attualmente un’artista che sviluppa i suoi lavori grazie all’Independent Study Program del Whitney Museum. Da poco ha vinto il premio Woman of Courage 2016 e ora si appresta, con l’aiuto del Philadelphia Contemporary (una piattaforma per ricerca contemporanea che trovate qui http://philadelphiacontemporary.org/), a installare una clinica medica “parafinzionale” a Philadelphia dove proporrà una cura rivoluzionaria per il desiderio umano (dal 13 al 29 gennaio). Nelle sessioni di 30 minuti one- to -one la “dottoressa Sulkowicz” applicherà il metodo da lei brevettato Healing Method che consente ai suoi clienti-partecipanti di saziare/curare il loro desiderio attraverso trattamenti personalizzati. Il come rimane un mistero, almeno per ora. Solo nella prima settimana Emma ha 130 appuntamenti già fissati tramite il sito Philadelphia Contemporary. L’artista è giunta a questa performance dopo essersi interrogata “sul desiderio del pubblico di toccare il mio corpo”. Rifiutare una richiesta così intima è stato il primo passo, il seguente l’ha indirizzata a una performance pubblica partendo dal concetto che il corpo umano è una “rappresentazione della configurazione sociale”. L’artista ha sentito la necessità di intrecciare le preoccupazioni circa l’oggettivazione del corpo femminile con questioni più ampie relative alla libertà individuale, l’autodeterminazione, la morale, e il desiderio, così come i confini tra arte e vita.
Emma Sulkowicz ha raggiunto una fama mondiale tre anni fa quando, ancora studentessa alla Columbia, ha iniziato a girare l’ateneo e la città trascinando un materasso (identico a quelli in uso al dormitorio dell’università) per denunciare una violenza subita da un compagno di corso. La performance è durata due anni (2014-2015) e ha finito per intitolarsi Carry that Weight. Emma si è presentata con il materasso pure il giorno della laurea e la sua uscita ha convinto altre tre studentesse a denunciare gli stupri subiti. Lo studente è stato processato e assolto. La diatriba legale è lontana dal concludersi visto che il presunto violentatore ha fatto causa a lei, alla Columbia e al professor Jon Kessler (che li aveva entrambi come alunni) e che a suo dire l’avrebbe spinta ad estremizzare la performance del materasso. L’azione di Emma ha però avuto un impatto enorme sul mondo universitario facendo emergere violenze nascoste e tollerate.