Per Brosnan il personaggio: “è un professore di Cambridge con una specie di sindrome di Peter Pan, uno che non vuole diventare adulto. Passa la sua vita tra le braccia di donne giovani e bellissime e lo fa, diciamo, per eredità/missione familiare: anche suo padre era così e lui verso il padre prova soggezione. Quando poi si trova braccato tra due sorelle è costretto a crescere”. Di Il fidanzato di mia sorella, Pierce Brosnan è anche produttore: “Sì e ci abbiamo messo anni per trasformare questa storia in film. L’idea mi era piaciuta subito: un prof donnaiolo che si trasferisce a Los Angeles per amore, facendo quello che non gli era mai riuscito, cioè lasciare il padre e le sicurezze accademiche. Puoi nascere in una dinastia di donnaioli e decidere di dire basta? Guardate il film, per scoprirlo. Anche perché poi c’è l’idea di quest’uomo che insegna poesia romantica che finisce per credersi veramente un poeta romantico… Alla fine mescolando il comico e il drammatico capisce che sta perdendo il gusto di vivere sul serio la propria vita”. Sulle due colleghe Brosnan è generoso:”Jessica ha combattuto per avere la parte, aveva voglia di un commedia sofisticata e ha reso ancora più bello il personaggio. Guardi il film e resti sedotto da questa giovane che si innamora di una canaglia di professore, uno che potrebbe essere suo padre. Il fatto è che lei sa cosa vuole dalla vita e a un certo punto capisce che lui non può darglielo. Con Salma avevamo già girato After the Sun: lei dice che sul set la faccio ridere così tanto che deve continuamente interrompersi! Da parte mia adoro osservarla mentre recita: lei illumina davvero la scena. E stavolta ero io a non riuscire a dire le battute: per la prima scena, quando ci incontriamo all’Hotel Savoy di Londra, non riuscivo a concentrarmi tanto ero sedotto dalla sua presenza! Lei era così bella, solare, spontanea che mi sentivo rigido come un palo della luce”.