Paul Schrader: Master Gardener, il giardino è la più antica metafora dell’arte

Presentato fuori concorso a Venezia79, il film di Paul Schrader – premiato con il Leone d’oro alla carriera – conclude la trilogia iniziata con First Reformed e proseguita con Il collezionista di carte e ispirata al concetto dell’uomo senza qualità. Master Gardener racconta la storia di un giardiniere (Joel Edgerton) dal passato violento che si caccia nei guai per salvare la vita della pronipote (Quintessa Swindell) della ricca signora (Sigourney Weaver) per cui lavora, vittima di un racket. Di seguito le dichiarazioni del regista in occasione della conferenza stampa.

 

L’uomo senza qualità

Molti anni fa ho trovato questo personaggio della letteratura europea in un testo di Sartre, un uomo senza qualità che entra nei miei film, in Taxi Driver era un nuovo personaggio e da quel momento in poi continua a entrare e uscire dai film. Di tanto in tanto rivisito un po’ quel personaggio. Da quando la tecnologia è diventata disponibile, il budget è sempre inferiore e ho ottenuto maggiore libertà e quindi l’ho rivisitato già tre volte di seguito. La grande differenza è che invecchia con me, quando era giovane, guardava personaggi come Peter Boyle dicendo «Ho dei pensieri terribili»,  adesso è lui il più anziano e lo abbordano personaggi giovani come la ragazza del centro, gli ambientalisti… Quindi è semplicemente un processo di invecchiamento, come questo personaggio evolve e spero di aver adesso concluso la mia storia con lui.

 

L’evoluzione della redenzione

Sono stato parte di una generazione che ha scritto film anche molti violenti ma che appartengono però al passato. L’idea di redenzione è evoluta, abbiamo evidentemente l’idea della redenzione cristiana attraverso il sangue e quindi la sofferenza (come Cristo che porta la redenzione), ma le cose evolvono e qui c’è una fine violenta ma non così tanto come in altri film. Abbiamo quello che succede al di fuori dell’inquadratura e quello che succede dentro e il ruolo della dea del male ci può convivere… Fondamentale è la canzone scritta da un mio amico, “Non voglio mai lasciare questo mondo senza aver detto ti amo”, ecco questa è la storia, di questo tratta Master Gardener.

 

La metafora del giardino

Il giardino è la metafora più antica esistente nell’arte, tutto ha inizio nel giardino. Soprattutto pensando a un personaggio che desidera nascondersi e tutti i miei personaggi si nascondono. In origine ho pensato che potesse essere una persona del programma protezione testimoni ma l’ho trovato troppo un cliché, quindi poi ho pensato di prendere un personaggio come il suo, metterlo in un giardino e vedere se può essere perdonato. Non so se questa storia sia anche plausibile, il fatto che potesse essere un ex nazista perdonato in un giardino da una persona nera, ma la storia è interessante. È quello che noi facciamo con l’arte, creiamo queste situazioni ipotetiche su cui possiamo rimuginare, qui è un’idea ipotetica associata al giardino.

 

 

I film

Ci sono molti motivi per cui possiamo disconoscere i nostri figli, i nostri frutti, perché abbiamo diversi motivi per cui ci piacciono o non ci piacciono i nostri film. Mi reputo una persona fortunata, ho fatto i miei errori così come tutti. Ho discusso di come una persona torni a veder un film dopo vent’anni con Bruce Springsteen: ci sono canzoni che sembrano fatte apposta per essere riascoltate così come ci sono dei film che dobbiamo riguardare dopo anni e altri che invece hanno avuto una loro vita conclusa.

 

La colonna sonora

Mi piacciono i musicisti che non hanno lavorato già nella creazione di colonne sonore. I professionisti hanno già risolto le problematiche specifiche dozzine di volte nella loro vita, invece con i nuovi ci sono problemi nuovi… Apparentemente per ogni film scelgo un nuovo compositore.