Tradotto letteralmente dal francese, Effacer l’historique, il titolo in originale, significa cancellare la storia. Eppure, il titolo del film non si riferisce tanto alla Storia studiata sui banchi di scuola, quanto alla cronologia delle nostre ricerche online. Il nuovo lavoro della scanzonata coppia di registi formata da Gustave Kervern e Benoît Delépine racconta infatti le tragicomiche avventure di tre amici di mezza età alle prese con la tecnologia. Tra acquisti online, hacker, realtà aumentata e diavolerie di ogni sorta, i protagonisti dovranno cercare di sopravvivere all’onda d’urto inarrestabile che li travolgerà di lì a poco. Il cinema di questi due autori è sempre a cavallo tra il quotidiano e il grottesco. Kervern e Delépine seguono storie umili, lontane dal fascino della narrazione cinematografica tout court per concentrare il loro sguardo su una realtà tanto buffa quanto compassionevole. Si ride, e parecchio, con le avventure messe in scena dalla coppia, ma al tempo stesso è impossibile evitare di provare una certa compassione per i loro protagonisti che sono tali e quali a noi: semplici, comuni, anonimi. Imprevisti digitali segue esattamente il medesimo schema e si inabissa in una storia dalle proporzioni sempre più dilaganti (peccato che la seconda parte vada effettivamente fuori misura, risulta un po’ troppo eccessiva) per tematizzare la spietata e cinica tecnologia che secondo il parere di molti sta conducendo alla deriva la nostra società.
Attenzione però, l’idea dei registi è esplicita ed evidente. Il film è solo un pretesto per poter affrontare discorsi decisamente più calzanti e urgenti. Imprevisti digitali lo dice a chiare lettere: il problema non è causato dagli strumenti innovativi che quotidianamente utilizziamo, quanto dalla nostra sensibilità nei loro confronti. Cancellare la storia (o semplicemente la cronologia) è una scelta dell’uomo, non del telefono. Eliminare il proprio passato, pulirsi la coscienza per simulare che non si abbia commesso un errore è un comportamento infantile e deleterio. Sono anni che il cinema contemporaneo sta insistendo sul valore della riscoperta storica. Moltissimi autori stanno riflettendo a più riprese sul rapporto che si debba intrattenere con i nostri avi come unica bussola per orientarci nel disordine totale del presente. Kervern e Delépine, ovviamente fedeli al loro modo più scanzonato e meno serioso, si inseriscono perfettamente in questa corrente per ironizzare su una società talmente accecata e confusa da non comprendere che la vera rivoluzione debba partire dal singolo.