Despite the scars – Nonostante le cicatrici è un film in cui la giovane Thea, servendosi del racconto davanti ad una macchina da presa per raccontare il proprio percorso di guarigione dopo una violenza sessuale subita, sa mostrare i suoi progressi in questa terapia tanto da fare diventare quel racconto, questo film, un lenitivo. Un tratto elaborativo della propria intimità, rispetto al trauma sofferto e quindi attribuendogli anche un carattere per l’appunto terapeutico, che approda alle piccole ma decisive tappe che segnalano il rimarginarsi lento di quelle ferite per diventare cicatrici. Si tratta di un film che, al di là del puro momento narrativo sviluppato soprattutto attorno alle parole di Thea, che trova una straordinaria intimità con la telecamera, un rapporto capace di diventare a sua volta dispositivo di rispecchiamento e di necessario confronto. Felix Rier centra la propria attenzione su quella incombenza del corpo come ambiente di dolorosa e lunga sperimentazione della violenza con il quale convivere dentro un equilibrio progressivo rotto a suo tempo dallo stupro: profondo evento traumatico le cui ferite solo con il tempo mostrano i segni della chiusura, ma che nonostante tutto continuano a fare male. Il corpo di Thea divenuto oggetto di violenza e per questo divenuto disfunzionale, inadatto ad una pacifica convivenza con quella intimità propria che costituisce fonte e ragione di quell’equilibrio, si riadatta con lentezza ad una nuova stabilità post-traumatica. Ricompaiono le perdute mestruazioni e la vita, contrariamente al comune sentire femminile, sembra riaffacciarsi alla normalità. Thea riscopre l’intimità con il compagno, resta incinta e nascerà Monan, che insieme alla fidata cagnetta Mandinga, fedele e attenta compagna nel tempo dell’impotenza causata dalla violenza, diventeranno i nuovi soggetti da proteggere e ai quali prestare l’attenzione dovuta.

È sempre la corporeità, quel corpo che mostra i segni della gravidanza e che ancora si modifica, che aiuta il percorso di Thea verso la riacquisizione del sé, di una nuova e ricercata stabilità. E lo strumento per raggiungere la complessa condizione è ancora una volta quello del corpo come liberazione di istinti, della terapia della danza o meglio delle figure coreografiche che diventano movimenti liberatori, atti che esplorano l’intimità facendo affiorare gli effetti alla luce della spiccata sensibilità della coscienza. Ma è sempre l’effetto della violenza a rimanere impresso sul corpo di Thea, che ancora sente su di sé le mani dei suoi violentatori – che intanto hanno subito in giudizio le condanne meritate – su quel suo corpo ancora così sensibile nonostante il tempo passato. Sono perfino le carezze del figlio Monan a farla sussultare quando arrivano sul suo collo in quell’accentuata paura che continua, in quella violenza attaccata alla pelle che mostra cicatrici sensibili che raccontano dolori incancellabili.

Felix Rier accompagna questo percorso rispettandone i tempi, attento a scrutare i tratti della sua protagonista e accentuando i momenti confessori, solitari, intimi e al tempo stesso potenzialmente esposti ad una generale conoscenza, abbandonando ogni protagonismo e concedendosi alle parole di Thea. E lei, a proposito del film, confermando che lo ha affrontato come un atto di verità, un atto di guarigione: “Sin dall’inizio ho sentito il bisogno profondo di raccontare ciò che mi era accaduto, non per rivivere il dolore, ma per trasformarlo in consapevolezza e forza. Attraverso il lavoro con Felix ho trovato uno spazio di fiducia e rispetto, in cui la mia voce e il mio corpo potevano esistere senza paura.”. Ancora una volta il corpo e la sua consistenza come ricettacolo e spia delle emozioni in quell’equilibrio tra corpo e mente da cui deriva quella forza di cui la stessa Thea parla. Sono questi i pregi della mai banale narrazione di Despite the scars – Nonostante le cicatrici. Un racconto che affronta il trauma e i suoi effetti successivi anche per riaffermare la responsabilità personale e collettiva. Tutto ciò però, purtroppo, non sembra mai sufficiente ad invertire la direzione degli eventi di questa natura, non sembra mai troppo per impedire i traumi e il formarsi delle cicatrici che restano dolorose.


