Misteri e meraviglie in Il Giro del mondo in 80 giorni di Samuel Tourneux

In tempi costretti e chiusi è di buon auspicio la scelta di accendere i riflettori sull’avventura e il viaggio rivisitando in chiave contemporanea e animata un classico come il romanzo di Verne, già al centro di numerose operazioni di adattamento al cinema e in tv. Prendendo le necessarie distanze dalle versioni del 1956 (quella di Michael Anderson, più rispettosa del testo originale) e del 2004 (quella di Frank Coraci, più libera e strampalata) il film del regista francese Samuel Tourneux, prodotto dalla Cotton Wood Media, offre agli spettatori più piccoli tante occasioni di leggero intrattenimento e l’opportunità di assaporare i misteri e le meraviglie nascoste nel mondo. Il protagonista della vicenda è Passepartout, scimmietta ingenua ma vivace che sogna di viaggiare e vivere emozionanti avventure ma è frenato da una mamma a dir poco ingombrante e paurosa che invoca il principio del “rischio zero”. L’opportunità di abbandonare il nido arriva dal mare, su una tavola da surf, e si chiama Phileas Frog, un esploratore e artista della truffa che accetta una scommessa multimilionaria: stabilire il nuovo record del giro del mondo in 80 giorni. Passepartout si unirà a Frog vivendo una mirabolante avventura tra deserti in fiamme, giungle impenetrabili, selfie improbabili, principesse intrepide e locuste adoratrici di vulcani. 

 

 

Lo stile grazioso che mescola 2D e 3D a colori vivaci e l’impianto fondato su musiche allegre e linee morbide si coniugano con equilibrio alla frequente ma non invadente comicità slapstick che spesso vira verso gag fondate sull’equivoco, su travestimenti e maschere, sull’invasione di campo e lo svelamento di una quarta parete, sull’immediata riconoscibilità dei protagonisti (l’intrepido Frog, il calcolatore Passepartout, l’odiosa Fix, l’amabile e coraggiosa Adua). Una formula efficace per il divertimento dei piccoli spettatori e per mettere in vetrina il talento e la vasta gamma di soluzioni visive provenienti dal repertorio dell’eclettico Tourneux (suo il cortometraggio Même les pigeons vont au paradis, nel 2008 candidato all’Oscar, suoi i tre cortometraggi del franchise di Cattivissimo me: Banana, Home Makeover, Orientation Day, la prima stagione Lego City Adventure e sua l’attrazione “La machine à voyager dans le temps des Lapins crétins” realizzata per il parco divertimenti francese Futuroscope e premiata ai Thea Awards di Los Angeles nel 2015). In particolare, a risultare ben calibrata è l’immersione della vicenda di Verne nella contemporaneità attraverso una scelta che porta in secondo piano la tecnologia: Passepartout non è il sottomesso di Phileas, come nel romanzo, ma con Frog vive un rapporto alla pari o quasi; Fix è al centro di un clamoroso colpo di scena ma soprattutto è portatore di uno sguardo inospitale di fronte allo straniero; Adua è perfettamente connotata nel presente (e nella versione italiana doppiata da Sabrina Cereseto, meglio conosciuta come LaSabri, influencer del target 6-12). Il lieto fine e l’ormai inevitabile ballo di gruppo completano il quadro di un film che forse avrà più mire commerciali che autoriali ma almeno intrattiene con garbo.