Un biglietto con scritto “Tu mérites un amour” accompagna una fotografia che il giovane fotografo Charlie innamorato di Lila le aveva fatto e che le regala, spiegandole che quella frase è il titolo di una poesia di Frida Khalo, e gliela recita. Tu mérites un amour è anche il titolo del primo lungometraggio da regista dell’attrice francese, con origini tunisine e algerine, Hafsia Herzi, che a vent’anni, nel 2007, esordì davanti alla macchina da presa nel film tanto acclamato di Abdellatif Kechiche Cous Cous (e con l’intransigente e discusso cineasta franco-tunisino Herzi lavorerà ancora – ma nella sua filmografia si incontrano anche opere del calibro de L’Apollonide di Bertand Bonello e Certifiée Halal dell’algerino Mahmoud Zemmouri, geniaccio sovversivo della stagione del cinema beur). In Tu mérites un amour, Herzi (che interpreta Lila) non racconta altro che una storia d’amore piena di conflitti, che si interrompe e sembra ricominciare, e l’inizio di un nuovo, possibile amore. Perché la giovane protagonista “merita un amore” che non sia quello maniacale del fidanzato infedele Rémi nel quale è rimasta intrappolata. Ma si sa che raccontare storie d’amore non è semplice senza cadere in pre-visioni tanto narrative quanto formali. Hafsia Herzi queste trappole le lascia fuori campo e realizza un film nel solco di certo cinema francese dei sentimenti con sguardo sincero, scevro da strizzate d’occhio e citazioni superficiali.
Con camera a mano leggera, in un film molto parlato ma fluido, Herzi costruisce un “moto ondoso” che unisce le scene – di feste, litigi, incontri, solitudini in caffè, appartamenti, strade – e esplora con acutezza i volti dei personaggi, a partire dal suo, dai suoi occhi malinconici, dal suo sorriso triste. Gelosie, tensioni, desideri che la macchina da presa in costante movimento fa emergere, danzare insieme a essa. Girato in vari ambienti parigini, Tu mérites un amour è un’opera prima sorprendente che mette in scena le dinamiche sentimentali, sessuali, relazionali di una donna, le sue instabilità, il malessere profondo provocatole dal tradimento di Rémi, il sostegno che trova nelle persone che le stanno attorno. Una comunità, la “famiglia di amici” di Lila. Herzi ha un tocco carnale, fa sentire i sussulti dei corpi in scene di sesso dove l’attrazione, il piacere, e la curiosità per esperienze mai provate (con la coppia libertina incontrata in una villa con piscina e sauna), si manifestano in tutta la loro concretezza. Desiderio di “provare”. Voglia di “cercare”. E quando il passato torna (ovvero Rémi e la passione che ri-esplode fra lui e lei accanto all’auto, di notte e sotto la pioggia) Lila saprà gestirlo e oltrepassarlo, chiudere con le ossessioni e anche la violenza dell’ex e stringersi accanto a Charlie, vicino alla finestra di casa e sul divano. Herzi fa respirare queste due anime sensibili in un film sugli errori, gli inciampi, i detours inevitabili nel divenire quotidiano di ogni persona. Vivere. Prendendo, assumendosi rischi.
L’11a edizione di MyFrenchFilmFestival è in streaming fino al 15 febbraio