Imparare e pensare
pensare e vivere
vivere e imparare.
Questo sempre
con nuova conoscenza
nuova comprensione
e nuovo amore
Sylvia Plath
Lione, dicembre 2006. Pierre (Melvil Popaud), giovane medico di guardia notturna in ospedale, fa compagnia e sostiene Shauna (Fanny Ardant), che assiste l’amica Mathilde, in fin di vita. Mathilde resterebbe fuori dal campo visivo se non fosse ritratta in una foto che tiene insieme lei e Shauna, a testimonianza della loro amicizia di lunga data. Dopo un fugace ma denso scambio con Shauna, Pierre quella notte ritrova la foto tra le sue carte, ma perde le tracce della donna. Con uno stacco temporale al 2021, grazie a Georges (Sharif Andoura), figlio di Mathilde e collega di Pierre, e a una quasi onirica gita lampo in Irlanda, Pierre e Shauna si ritrovano e riconoscono, provando un’attrazione che si arresta sulla soglia di un imbambolarsi reciproco; eppure, anche tramite quella foto non si allontaneranno più. Pierre investe tutte le sue energie nella ricerca di cure sperimentali contro il tumore al seno; tenere informata Shauna sul progresso di tali ricerche diventa il pretesto per incontrarla di nuovo, stavolta a Parigi, dove lei vive da architetto in pensione e divorziata, in una pigra, comoda routine da single. La differenza d’età tra loro sulle prime mette un po’ a disagio lei, mentre non è mai un ostacolo per lui. Ovviamente la vita si mette in mezzo e complica quella passione già così fuori dagli schemi. Ma attenzione: solo se, tra uomo e donna, ad essere sensibilmente più grande è la donna.
Prima di ammalarsi, al soggetto di I giovani amanti stava lavorando, insieme alla sceneggiatrice Agnès de Sacy, la regista Sólveig Anspach (Haut le coeurs!, Queen of Montrueil, Lulu femme nue, L’effetto acquatico), poi scomparsa nel 2015. Su sua espressa richiesta a de Sacy e al produttore Patrick Sobelman, a dirigerlo avrebbe dovuto essere una donna. Dopo un sondaggio con Jane Campion, già occupata in altre produzioni, a inizio 2018 il progetto è stato affidato a Carine Tardieu (Toglimi un dubbio), che ha individuato il cast, lo ha girato a cavallo dei due lockdown e quindi presentato alla Festa del Cinema di Roma del 2021. I giovani amanti è ispirato alla reale relazione in tarda età tra la madre di Anspach (architetto, come Shauna nella finzione) e un medico molto più giovane di lei (anche lui sposato e padre, come Pierre nel film). “Rispondere alla morte o alla paura di essa con il desiderio di vivere è il tema del film ed è ciò che mi ha trasmesso Sólveig con questa storia. Sapeva che stava morendo, ma ignorava il fatto che quando il film avrebbe visto la luce, sarebbe stato così rilevante ai tempi attuali”, dice Carine Tardieu nelle note di regia. Il suo mandato a realizzare un’opera rispettosa dello spirito con cui è stata concepita da altri conferisce al film un’aura ancora più densa, una qualità sognante eppure concretissima.
È appunto il desiderio di vita da succhiare fino al midollo (alla feccia, direbbe Sylvia Plath) a guidare questo melodramma europeo, sospeso tra l’incantamento sensoriale e il richiamo della natura di La figlia di Ryan di David Lean e il vitalismo alla Lelouch. Due punti di riferimento citati apertamente come influenze. In una scena chiave, Shauna, sua figlia Cécilia (Florence Loiret-Caille) e sua nipote Adèle (Olenka Ilunga) guardano insieme Un tipo che mi piace. È un momento rivelatore e metacinematografico non tanto perché coglie tre donne di generazioni differenti in osservazione simultanea di una donna in anticipo ad un appuntamento d’amore (Annie Girardot), ma perché l’inquadratura cattura il desiderio slegato dall’età e in quel contesto intimo la nipote Adèle rivela che la love story con il fidanzato è finita. “Era un amore di gioventù”, argomenta. Shauna la corregge con un “era un amore d’infanzia”. Cioè: la gioventù è una conseguenza dell’amore, non una precondizione, e infatti i temi su cui il film insiste sono il tempo, il valore che gli attribuiamo, e quindi la sua relatività. In due momenti diversi Pierre pronuncia sul tempo di cui approfittare insieme mentre si respira ancora la stessa aria. È il tempo sottratto alla malattia, al declino fisico e neuronale, all’incombere della morte (sia nella vita di Pierre che nella vecchiaia di Shauna) che attraversano come correnti tutto il film, mettendo in evidenza il pregiudizio, anche insospettabilmente vicino, sull’opportunità che una settantenne voglia innamorarsi di un uomo molto più giovane, e che un quarantenne sconvolga la propria vita per lei.
Fatta eccezione per una certa prevedibilità delle scelte musicali (Lady of A Certain Age dei The Divine Comedy ma anche l’invadenza di alcuni brani pianistici, la ridondanza delle Variazioni Goldberg o di Concert pour la fin d’un amour di Francis Lai, sempre dal film di Lelouch citato sopra) I giovani amanti offre ruoli straordinari ai due interpreti sensibilissimi. Mentre ai personaggi secondari – la Jeanne (Cécile de France), moglie di Pierre, e Cécile, figlia di Shauna – profondità e complessità rare di sguardo, in rapporto alla relazione del titolo. Pratica un genere che fa tremare i polsi e che proprio per questo motivo è inesistente nel nostro cinema. Costruito su dettagli e ricorrenze (un mazzo di chiavi, una clessidra, la consuetudine di una telefonata tra marito e moglie), clichés di genere rigiocati con stile (l’effetto notte irlandese come spazio irrazionale, la pioggia presa fuori dal portone, i fiori che si possono amare o odiare, fino a usarli per picchiare, una poesia letta dentro una vasca da bagno condivisa). E massicce dosi di leggerezza e ironia. Quante ne servono per rendersi disponibili a una storia d’amore imprevista, a un azzardo che fa restare in vita.