TFF39 – L’empatia di Pinocchio in La chica nueva, di Micaela Gonzalo

Il cinema argentino ci ha abituati alla rigenerazione, ai percorsi nei quali, accanto alla ricerca di qualcuno, si materializza, inevitabilmente, anche ricerca di qualcosa. Non si discosta da questo paradigma il film della regista argentina Micaela Gonzalo, in concorso al TFF39, che vede per protagonista la giovane e scontrosa Jimena, che chissà da dove parte, senza soldi e molta inventiva, in direzione sud verso Rio Grande, un’isola della Terra del Fuoco, dove lavora suo fratellastro Mariano, che non vede da anni. In realtà Mariano oltre che lavorare nella fabbrica di telefoni cellulari, dove anche Jimena verrà assunta, si dà da fare con traffici illeciti di apparecchiature elettroniche. Vuole fare i soldi per mettere su un’azienda di import-export. Anche Jimena sogna di diventare titolare di un salone per acconciature femminili. I sogni di entrambi si scontrano presto con una realtà dura e solo parzialmente imprevedibile. L’idea non è nuova, i temi ampiamente sfruttati e lo sviluppo narrativo non particolarmente originale, eppure in questo film, privo di guizzi innovativi, risiede una empatia comunicativa inversamente proporzionale al carattere scontroso e solitario della sua protagonista. La chica nueva, nel cui titolo si annida il senso della direzione che Jimena assumerà, il senso di quella necessaria trasformazione che da un egoismo intransigente ed esclusivo la porterà, insieme alle colleghe di lavoro, ad una consapevolezza politica che trasforma l’egoismo in solidarietà, sa raccontare una condizione che riguarda soprattutto le giovani generazioni, in un’ottica globale e complessiva, ma non resta estranea anche ad una età più adulta.

 

 

Il tema di fondo è quello dei processi di produzione, del lavoro e della sua precarietà e a tratti sembra di stare in un film di Ken Loach. Jimena e il fratello, quest’ultimo che sembra potere approfittare di un diffuso consumismo sfrenato, resteranno entrambi esclusi dai processi produttivi proprio da quel capitalismo spietato dentro il quale Mariano costruiva i propri sogni di futuro. L’incepparsi del meccanismo funzionerà per Jimena, ma rigenererà anche il cinico e determinato Mariano, che con la sorella saprà condividere gli stessi sentimenti. Tagliato dal vento freddo dei luoghi e immerso in una fotografia cinerea – che restituisce la durezza del confronto con gli ambienti estremi, in cui la bellezza residua, dopo l’intervento massiccio dell’uomo, sa conservare, nonostante tutto, l’austero cromatismo che sembra andare all’essenzialità di una evidente espressività dei paesaggi – La chica nueva, sembra mettere in pratica, ma con proficua capacità di assimilare gli insegnamenti teorici che stanno alle fondamenta della costruzione di un film, le buone norme per raccontare lo sviluppo di un personaggio, il percorso pieno di ostacoli per Jimena della quale si conosce poco, se non quasi nulla, e che lo spettatore impara, immagine dopo immagine, a rispettare e poi, infine, ad amare.

 

 

È quell’empatia naturale di cui si diceva, che cresce e si sviluppa affiancando la ridefinizione dei profili della storia e della protagonista, in un film minimo, lavorato in crescendo e che sa trovare, senza enfasi particolare, un suo posto nel mondo con uno sguardo, ancora una volta affidato ad una donna, che con tratti veloci ed efficaci sa anche tracciare un profilo non profondissimo, ma non superficiale, di quella spontanea relazione tutta fondata su una istintiva riconoscibilità, che diventa inevitabile emozione e che lega i rapporti tra due donne che sanno condividere sentimenti e percorsi. È in questo scenario che fa irruzione per Jimena la presa di coscienza politica e sembra sciogliersi tra le colleghe quel senso di perenne solitudine che la accompagna. La chica nueva è lei, è lei il Pinocchio della storia, è lei che si ribella ad un capitalismo che sa arrivare dappertutto e che, se da una parte rende disumane le relazioni tra parti contrapposte, favorisce il senso di solidarietà che si sviluppa dentro le difficoltà di una condizione di disagio. Il viaggio di formazione per Jimena è finito ed ora è tempo per lei di vivere la sua nuova e rigenerata vita.