La storia non ha nascondigli,
la storia non passa la mano
Piemonte, inizi del ‘900. La famiglia Ughetto vive nel paese di Ughettera, un villaggio tra le montagne ai piedi del Monviso. Un giorno Luigi Ughetto attraversa le Alpi per iniziare una nuova vita in Francia, insieme a sua moglie Cesira e ai loro figli, cambiando per sempre il destino della famiglia. Oggi, il regista Alain Ughetto, nipote di Luigi e Cesira, ricostruisce la vita e le avventure dei suoi nonni, ripercorrendo la storia delle sue origini italiane. È una storia di luoghi che non ci sono più come il villaggio piemontese di Ughettera ai piedi del Monviso, e luoghi che sono rimasti impressi come le colline del paese di Premeno e l’alta Val Sangone o come il traforo ferroviario del Sempione, sorto grazie proprio alla fatica di Luigi Ughetto; e poi luoghi segnati dal tempo della grande guerra, dall’ascesa del fascismo, dalle piccole e grandi storie di tutti gli uomini e le donne che hanno immaginato un futuro diverso, altrove, insieme. L’alba e il tramonto di un altro mondo.
Questo è Manodopera di Alain Ughetto, grazioso film di animazione passo uno, presentato al 71° Trento Film Festival, il cui cuore simbolico è rappresentato dalle mani: grosse e forti per affrontare i duri lavori tra le montagne, gentili e delicate per proteggere, accarezzare e abbracciare gli affetti dei propri cari. Ci sono le mani dei personaggi del film, in particolare quelle di Luigi e Cesira, che preparano il caffè, scavano nelle miniere, costruiscono dighe, tagliano patate, e poi ci sono le mani di Alain Ughetto, il creatore di questo mondo figlio dei ricordi e della sua storia personale, capaci di trasformare il racconto di un tempo passato in un vivace reticolato di emozioni e intrecci colmi di animo che interpellano il nostro sguardo presente. Sono le mani che tengono la terra, che si rivelano veicolo di speranza tutte le volte che vengono impiegate per preparare le valigie e affrontare un nuovo viaggio, che impattano contro altre mani che fanno da muro ai sogni, come tende a sottolineare il titolo originale del film Manodopera – Interdit aux chiens et aux Italiens. Un film di trasmissione di conoscenze e visioni sul futuro in cui la mano, soprattutto quella del regista che entra in scena rompendo la continuità narrativa, interagendo con la propria creazione interrogandosi di continuo e restituendo al film una forma ibrida e surreale, è segno di umanità per come riesce a ricostruire l’itinerario di fatica e dignità vissuto da ciascuno dei protagonisti che da particolare si fa universale.