Un viaggio a Vienna con Klimt & Schiele. Eros e Psiche di Michele Mally

Tre giorni per andare al cinema a vedere Klimt & Schiele. Eros e Psiche di Michele Mally (dal 22 al 24 ottobre), è un nuovo appuntamento di La grande arte al cinema, in anteprima in Italia prima dell’uscita in 50 paesi al mondo. Cinquanta paesi in cui si potrà tornare indietro nel tempo. In uno di quei momenti in cui sembra che gli dei sia siano divertiti a far coincidere tutto. La pace. La ricchezza. La stabilità sociale. Le avanguardie artistiche. Le scienze in cui speriamo ancora. Le displine ‘mediche’ a cui chiediamo aiuto cent’anni dopo. E gli scandali, le ossessioni, le passioni, la letteratura di un’epoca d’oro. Una straordinaria avventura intellettuale. Come le guide di un viaggio o i maestri di una danza, ci sono Lily Cole e Lorenzo Richelmy (il ‘narratore’), storici dell’arte e musicologhi, collezionisti e direttori di museo. Ed Eric Kandel, neuroscienziato che affascina raccontando la liaison tra Arte e Sesso. Back to Vienna 1918. Il film parte da lì. Come in un melò ci mostra tutto il bello e lo straordinario per dirci che stanno finendo. Che tutto il bello e lo straordinario, che Gustav Klimt ed Egon Schiele e tutto il loro mondo stanno diventando ieri. Cosa resta, di loro, arrivato fino a noi? L’Eros e la Psiche che disegnarono/vissero/testimoniarono.

Gustav Klimt, ‘Il bacio (Coppia di amanti)’

 

 

Autoritratto, Egon Schiele

 

Il regista Michele Mally (con la scrittura di Arianna Marelli) non si accontenta di mostrarci solo i quadri – basterebbero quelli, con la loro magia e straordinarietà, bellissimi e terribili – dei due artisti. Il pittore dell’oro e delle donne/dee e quello dei corpi che sembrano bombardati ‘dall’interno’. Gustav Klimt ed Egon Schiele. Due generazioni diverse e ravvicinate. Come i loro quadri. Sopravvissuti alla Prima guerra mondiale che sta per terminare, muoiono entrambi prima dell’armistizio. Il primo per ictus ed eccesso di vita. Il secondo per l’influenza assassina che lui ‘disegnava’ da sempre: la Spagnola, epidemia che farà decine di milioni di morti nel mondo. Il film parte e finisce qui. In mezzo c’è il loro mondo di ieri che per noi si riavvolge e rivive davanti ai nostri occhi. Le fotografie dell’epoca. Le strade e le stanze. I caffé e le case di vacanza a bordo lago. Egon Schiele che ai suoi soggetti mette sempre i propri occhi spalancati (dall’orrore…) e Gustav Klimt che si veste di caftani disegnati dalla sua compagna. La stylist, diremmo oggi, Emilie Flöge. Gli stessi con cui adorna le sue aristocratiche (e no) bellissime modelle… Anche amanti, più o meno poco platonicamente. Intorno a loro ci sono i musicisti che rivoluzionarono la musica e firmarono la colonna sonora di quell’epoca e di quel mondo e di quella Vienna là. Gli architetti che la costruirono e la decorarono. La fotografa Dora Kallmus che la fermò per sempre nei suoi scatti. E c’è ovviamente lui, il Dottor Sigmund Freud che le lesse dentro, la mise su un lettino (non metaforico), ascoltò il suo disagio e ne interpretò i sogni…