Venezia80 – La potente fragilità della mutazione in Woman of … di Malgorzata Szumowska e Mchał Englert

La storia di Andrzej Wesołi che diventa Aniela Wesołi è scandita dal preciso e parallelo incedere della storia della Polonia che dal comunismo di stampo sovietico grazie alla rivoluzione di Solidarność trasforma la propria natura per arrivare ad un integralismo contrassegnato dal papato di Wojtyła e fino ai nostri giorni in una mutazione che accompagna quella sempre più lenta delle sensibilità collettive e quella, privata del/della protagonista, in una evoluzione che ha come scopo quello di ritrovare sé stessi in perfetta sincronia con il proprio intimo essere. The woman of… in Concorso a Venezia80 è il racconto, sul registro di un melodramma a tratti commovente, della transizione di genere del suo protagonista, sposato con un figlio, con una donna che capiremo essere profondamente amata e che ricambia con generosità, che dalle fattezze maschili sente in sé il corpo e la mente di una donna ed è quello che vuole ottenere e diventare, per una pacificazione con sé stessa a costo di rompere o allentare gli amati legami familiari. Nel suo formato quadrato il film di Szumowska e Englert riporta alla mente il cinema dell’est europeo degli anni ’70 e dapprima con uno sguardo più generale e poi sempre più privato tra specchi e stanze da bagno, dove segretamente percorrere quel lungo e silenzioso cammino verso un’altra dimensione sessuale, con quel richiamo potente che spezza legami e interrompe relazioni, il film mette a fuoco il carattere e la potente fragilità del personaggio che fin dalla visita di leva dimostra la sua diversità incompresa, la sua differente sensibilità.

 

 

 

La forza del film sta in questa caparbia volontà della sua protagonista e nel doppio percorso di mutazione da una parte quello della Polonia e dall’altra quella di Andrzej verso Aniela. Un cammino doloroso che tra terapie e chirurgia, speranze e fatiche esistenziali che si manifestano soprattutto nell’emarginazione dal perimetro familiare e da quello sociale. Il rifiuto della comunità e della famiglia segnano l’isolamento progressivo di Aniela che finisce con il perdere i propri punti riferimento e per un affare losco finisce anche in galera. Ma con il tempo anche queste vicende prenderanno un’altra piega e Aniela potrà perfino recuperare l’amore della moglie che riscopre la tenerezza dell’innamorarsi rompendo ogni tabù di genere. Woman of… diventa a suo modo una sfida così come una sfida è la vicenda umana della sua protagonista. Per cui se da una parte il film rivolge la sua attenzione alla parallela evoluzione di Andrzej e a quella Polonia, dall’altra i punti di fuga di queste due prospettive sono il corpo di Andrzej/Aniela che si trasforma sapendo cogliere la sensualità degli atteggiamenti e del progressivo diventare donna mimando i gesti che lentamente diventano naturali, fasciando il corpo per esaltarne le forme in una acquisita consapevolezza della mutazione e con il segreto desiderio di piacere declinato al femminile.

 

 

Dall’altra il corpo sociale di una Polonia che usciva dalle gabbie della dittatura, la sua faticosa evoluzione del pensiero che passa necessariamente attraverso una graduale accettazione della diversità che trova spazio sufficiente per manifestarsi apertamente e senza troppi timori. Malgorzata Szumowska e Mchał Englert dopo Non cadrà più la neve firmano un racconto che si fa straziante melodramma e racconto di formazione o meglio trasformazione in un progressivo slancio verso una possibile utopia che diventa orizzonte raggiunto per Aniela che da padre premuroso e marito affettuoso, diventa amante segreto appassionato per la propria moglie e genitore sempre attento per i figli. Una affermazione di se stessa che restituisce sicurezza e fiducia al fragile Andrzej divenuto con caparbia volontà una forte e sicura Aniela.