Voci da Roma città aperta

Le riunioni

A Roma si tennero una serie di riunioni molto appassionate nella primavera del ’44 che si proponevano di stendere una specie di dichiarazione degli intellettuali progressivi, non tanto in relazione alla lotta antifascista, ma proprio come un programma culturale della Resistenza da svilupparsi al momento della Liberazione. A quelle riunioni partecipò anche Rossellini, così come partecipò Amidei, seppure a sbalzi, e fu in quel momento che venne arrestato Visconti. Fu veramente un momento di elaborazione ideale e culturale. (Mario Alicata)

 

 

imgresUn film su un prete

Un giorno mi dissero che Roberto Rossellini aveva ricominciato a lavorare: “un film su un prete”, dissero e basta. Un altro guorno vidi lui e Amidei seduti sui gradini d’ingresso di un palazzo di via Bissolati. “Che fate?” domandai. Si strinsero nelle spalle:”Cerchiamo soldi. Non abbiamo soldi per tirare avanti il film…” Che film? “La storia di un prete. Sai, don Morosini, quello che i tedeschi hanno fucilato…” (Vittorio De Sica)

 

 

Vendere tutto

Per fare Roma città aperta Roberto dovette vendersi tutto, tutto! La pelliccetta mia, la catenina d’oro, tutto quello che avevamo, per pezzetti di mozzicone di pellicromacittaaperta3ola! Andavamo avanti a pane e caciotta. E poi non ci ha guadagnato mica con quel film, perché lo vendette ad un americano. Lo girò subito appena passati gli alleati, subito dopo. Era molto contento di farlo, era tanto sconvolto da tutti gli orrori che aveva visto, e allora ci teneva molto , e ci teneva a questa verità che veniva fuori dal film. (Marcella De Marchis)

 

Un film muto

Roma città aperta all’origine era muto, non per scelta ma per necessità. La pellicola costava 60 lire al metro e avremmo dovuto spendere per ogni scena centinaia di lire supplementari  se avessimo voluto registrare il sonoro. Quando il film è terminato abbiamo chiesto agli attori di doppiare se stessi. (Roberto Rossellini)

 

La morte

12imgresIo della scena della morte non ho fatto prove. Con Rossellini, che è stato quel grande regista che è stato, non si provava: si girava. Lui sapeva che, preparatomi l’ambiente, io poi funzionavo. Durante l’azione del  rastrellamento, quando sono uscita dal portone, all’improvviso ho rivisto le cose…sono ripiombata al tempo in cui per Roma  portavano via i giovani, i ragazzi. Perchè era popolo-popolo quello che stava addossato contro i muri. I tedeschi erano te10deschi-tedeschi presi da un campo di concentramento. Di colpo non sono più stata io , capisce? Ero personaggio, insomma. Eh, sì, Rossellini aveva preparato la strada in maniera veramente allucinante. Le donne, sa che erano pallide nel risentire i nazisti mentre parlavano tra loro? Questo m’ha comunicato l’angoscia che ho reso sullo schermo. Terribile. Una emozione del genere chi se l’aspettava? Così lavorava Rossellini. E almeno con me, ripeto, il sistema funzionava. (Anna Magnani)

 

I fischi

romacittaapertaNel 1944, subito dopo la guerra, tutto era distrutto in Italia. Il cinema come ogni altra cosa. Quasi tutti i produttori erano spariti . Qua e là fiorivano alcuni tentativi ma le ambizioni erano estremamente limitate Si poteva godere di un’immensa libertà, l’assenza di un’industria organizzata favoriva le iniziative più eccezionali. Qualsiasi progetto andava bene. Fu questo stato di cose a permetterci di intraprendere lavori a carattere sperimentale: ci si accorse ben presto che i film, malgrado tale carattere, divenivano opere importanti, tanto sul piano culturale che su quello commerciale. In condizioni simili cominciai a girare Roma città aperta, di cui avevo scritto la sceneggiatura con alcuni amici al tempo dell’occupazione tedesca. Girai il film con pochissimi soldi raccolti a stento, a piccole dosi; c’era a malapena di che pagare la pellicola, che non potevo nemmeno mandare a sviluppare perché non avrei saputo come pagare il laboratorio. Non vi fu dunque alcuna proiezione di prova prima della fine della lavorazione. Più tardi, avendo trovato ancora un po’ di denaro, montai il film e lo presentai a un ristretto pubblico di intenditori, critici e amici. Per quasi tutti fu una delusione. Roma città aperta fu proiettato in Italia nel settembre del 1945, in occasione di un piccolo festival e i fischi non mancarono. (Roberto Rossellini)

 

 

(Dichiarazioni tratte da L’avventurosa storia del cinema italiano di Franca Faldini e Goffredo Fofi- Feltrinelli; Bianco e Nero n.1 1964; Epoca n.231 1955; L’Europeo, 1 dicembre 1969)