Fino al 28 aprile 2019, si può visitare a Villa Reale (Monza) la mostra ANDY WARHOL. L’alchimista degli anni Sessanta, curata da Maurizio Vanni, prodotta dal Consorzio Villa Reale e Parco di Monza e dall’Associazione Culturale Spirale D’Idee in collaborazione con l’Associazione Culturale Metamorfosi. La rassegna presenta 140 opere del padre della Pop Art, in grado di riproporre il suo universo creativo, attraverso le icone più riconoscibili della sua arte, dalle serie dedicate a Jackie e John Kennedy a quelle consacrate al mito di Marilyn Monroe, dalla osservazione critica della società contemporanea, attraverso la riproduzione seriale di oggetti della quotidianità consumista, all’analisi degli altri aspetti come la musica o la rivoluzione sessuale. “Certamente – afferma il curatore, Maurizio Vanni – Warhol era un artista che non si accontentava di ciò che veniva definita realtà, cercava una costante trasmutazione della materia nei suoi passaggi dalla fotografia iniziale alla seta (attraverso il processo serigrafico) verso un’ulteriore immagine su tela o su carta così simile, ma al tempo stesso, così difforme dalla precedente. Nelle serie dell’artista americano, la realtà veniva trasformata, fatta rinascere e virare verso qualcosa in cui tutti potevano riconoscersi: l’oggetto quotidiano che alludeva a qualcosa di altro rispetto alla sua funzione consueta pur rimanendo integro e riconoscibile”. In apertura Andy Warhol, Ladies and Gentlemen, 1975,
Andy Warhol vedeva nell’oggetto di consumo di massa, il simbolo dell’immaginario popolare di cui si nutriva la Pop Art e qui testimoniato dalle serigrafie delle lattine di zuppa Campbell, del detersivo Brillo, e delle banconote di dollari americani. L’esigenza di una produzione seriale e la volontà di ripetere i soggetti con rapidità, portò Warhol a sperimentare la tecnica della serigrafia fotografica, un procedimento che modificò il suo approccio all’arte visiva. Particolarmente suggestiva è la sezione che si occupa dei Miti oltre il tempo. L’occasione per sfruttare al massimo le opportunità legate alla serigrafia fotografica fu data dalla morte di Marilyn Monroe nell’agosto del 1962; appena saputa la notizia, infatti, Warhol decise di realizzare una serie di opere utilizzando una foto pubblicitaria in bianco e nero tratta dal film Niagara del 1953. A Villa Reale s’incontrano alcune di queste serigrafie, accanto a quelle della serie Jackie, ovvero le immagini di Jacqueline Kennedy, colte durante il funerale del marito John Fitzgerald Kennedy. Il presidente degli Stati Uniti è inoltre il protagonista di Flash, undici serigrafie che raffigurano la rappresentazione mediatica dell’assassinio del 22 novembre 1963.
Amore per la musica. Da producer a ideatore di cover documenta la passione di Warhol per la musica, sia essa rock, jazz, pop, lirica, di cui fu produttore, come nel caso dei Velvet Underground di Lou Reed e Nico, o creatore di copertine, come quelle di artisti quali Diana Ross, The Rolling Stones John Lennon, Aretha Franklin, Miguel Bosé, Loredana Bertè e molti altri. Mentre negli anni Sessanta le figure ritratte mantenevano personalità e caratterizzazione fisiognomica ancora definita, nei lavori degli anni Settanta, Warhol utilizzava procedimenti più neutrali, anonimi e meccanizzati per arrivare ad avere una precisione inespressiva priva di intensità emotiva. In Personaggi celebri. A uso e consumo si trovano ritratti di Muhammad Alì, Mao Tse-Tung – anch’egli diventato un prodotto di consumo di massa – o la nuova serie di Marilyn, o le immagini di altre personalità quali Leo Castelli, David Hockney, Man Ray, realizzate agli inizi degli anni Settanta, caratterizzate da un deciso aumento di interventi diretti, di tratti e di colore, attraverso pennelli e dita sulla carta, o ancora di Liza Minnelli, Truman Capote, Carolina Herrera, della seconda metà del decennio, contraddistinte da una stesura omogenea di colori vivaci e volti che, in relazione alla proporzione con lo spazio, risultavano molto più grandi del reale. La mostra continua con la sezione che analizza la Rivoluzione sessuale di cui Warhol fu testimone e uno dei principali artefici della liberazione dei costumi, attraverso la famosa serie Ladies and Gentleman del 1975, nella quale i personaggi rappresentati, immortalati con pose e pettinature eccentriche e singolari, erano contaminati con campiture di colore improbabile e innaturale come l’arancio, il lilla, il verde acido, il rosso acceso, il blu manganese, il giallo ocra, oppure con delle semplici e nitide inquadrature frontali, o a tre quarti, dove era evidente il travestimento. A queste si aggiungono le foto di Makos che ritraggono Warhol in abiti femminili e la proiezione del film Women in revolt del 1971, prodotto da Andy Warhol, girato nella New York della liberazione sessuale. Qui a fianco Andy Warhol, J Beuys, 1980-83.