C'è chi la parola "onorevole" l'aveva già abolita per conto suo molto tempo prima. Era accaduto sul vagone letto di "Totò a colori", in viaggio da Napoli a Milano in una notte del 1952. Ed è un po' come se ci fossimo stati tutti, su quel vagone; svariate generazioni, quelle che fecero la guerra, quelle che hanno fatto la pace, ognuna col suo carico di onorevoli, di caporali, di commendatori, di cavalieri. Nello scompartimento di prima classe l'impagabile Mario Castellani, spalla prediletta di Totò, si fregiava della parola "onorevole" con tutta la prosopopea del caso; ma Totò gliela sgonfiava inesorabilmente, gliela svuotava di ogni significato con un esplosivo, dirompente "Ma mi faccia il piacere!". Da allora ogni volta che sentiamo qualche politicante o imprenditore esibire parole come "onorevole", "cavaliere", "commendatore" a noi tutti non onorevoli, non cavalieri, ecc., ci scappa un "Ma mi faccia il piacere!", con tutti i punti esclamativi di cui siamo capaci.

Frame del giorno – Totò a colori (1952) di Steno

In Totò a colori, che è considerata un po’ una antologia di Totò, molte cose le girò lui come voleva, io non mi ritenevo autorizzato a farlo, dato che era quasi tutta roba del suo repertorio teatrale. ome ad esempio lo sketch del vagone letto, che nessuno meglio di Totò e Castellani poteva conoscere da fuori e da dentro.

Steno