Città in fiamme di Don Winslow: quando il noir incontra Omero

Sono anni che Don Winslow sostiene che la (miglior) letteratura noir affonda le sue radici nell’antichità. I riferimenti, a suo parere sono Iliade, Odissea, Eneide, Orestea e il repertorio shakespeariano. Winslow afferma di aver letto i classici greci e romani in età adulta, e a quel punto gli sono parsi chiari, scoperti i parallelismi con le storie di mafia della vita reale della sua giovinezza. “Ho trovato ogni tema che trattiamo nella moderna narrativa poliziesca: potere, omicidio, vendetta, sesso, corruzione, giustizia e redenzione” ha affermato in una recente intervista al Boston Globe. Lo scrittore è cresciuto a Rhode Island quando la mafia era una presenza che “percepivi”. Fino ad oggi aveva ambientato quasi tutte le sue opere sul confine USA-Messico, in California e a New York. Sicuramente non era mai tornato a casa. Ora con la trilogia che si è aperta con Città in fiamme (HarperCollins, pag.398, euro 22) fa i conti  con la Providence di un tempo. E per farlo si affida a una storia che è posta sotto l’egida di Omero e di Virgilio, a partire dalle citazioni che aprono ogni parte del romanzo e scandiscono l’incedere degli avvenimenti: “Così accanto alle navi si armavano (…)  gli Achei, e dall’altra parte i Troiani sul rialzo della pianura” (Omero, Iliade, Libro XX); oppure “Noi non pensiamo a nulla e andiamo avanti, ciechi nella nostra follia, finché non sistemiamo il mostro maledetto dentro la santa rocca”(Virgilio, Eineide, Libro II). In apertura un’immagine di Providence.

 

Don Winslow

 

Agosto 1986, come ogni estate, alcuni boss trascorrono le vacanze con mogli e figli in un villaggio di pescatori vicino a Providence, la capitale del Rhode Island. La città è sotto il loro assoluto controllo. Come hanno sempre fatto i loro padri, hanno affittato case adiacenti di fronte al mare. Lì si mescolano due famiglie allargate, i Moretti e i Murphy, rispettivamente italiani e irlandesi. Sono vincolati da un patto di cooperazione. I Moretti gestiscono il gioco d’azzardo e i distributori automatici (sigarette e alcolici). I Murphy controllano i moli e il relativo traffico. Ogni clan rapina camion, domina il territorio, protegge ristoranti, negozi, club . Hanno a libro paga  giudici, politici, funzionari della città,  poliziotti. All’apparenza  tutto è in ordine. Ma la pace è fragile e preziosa. E può frantumarsi, come nella guerra di Troia, per una donna. Al centro della trilogia c’è Danny Ryan (“Invece di essere un principe, Danny è una specie di piccolo duca” Winslow), 29 anni, cognato degli eredi del clan Murphy, ha sposato la figlia del boss ed è un buon soldato e un marito fedele, un carattere insieme coraggioso e temperato, come lo era Enea. L’unico che vede la catastrofe arrivare:

Danny Rayan guarda la donna uscire dall’acqua come una visione che emerge dai sogni del mare.
Ma lei è reale e porterà guai.
Le donne così belle di solito li portano.
Danny lo sa. Quello che non sa quanti guai porterà. Se lo sapesse, se sapesse quello che sta per succedere, forse entrerebbe in acqua e le terrebbe la testa sotto fino a vederla smettere di muoversi.
Ma non lo sa.

 

Providence nel 1986

 

Pam, la ragazza, è la fidanzata del boss italiano in ascesa Paulie Moretti, ma la cosa non impedisce a Liam Murphy (il cognato di Danny, una sorta di Paride) di tentare un approccio che sconfina nella molestia. Liam è il figlio prediletto del capo del clan Murphy ma non si salva comunque da un pestaggio selvaggio. Non solo sopravvive ma finisce per sposare per ripicca Pam. Ne consegue una guerra che impila cadaveri e tenta anche di ridisegnare i rapporti di forza fra italiani e irlandesi. con il reale pericolo che la guerra si propaghi fino a Boston o New York. Danny una volta era un pescatore ora fa il portuale, ma è anche una figura di secondo piano dell’organizzazione criminale del suocero. Si occupa di recupero crediti, strozzinaggio, rapine ai camion. Lavoro ordinario. Danny è affidabile, tranquillo, come Enea si prende cura della sua gente, indipendentemente dal fatto che abbia a che fare con una famiglia disfunzionale e mafiosa. Non è interessato a salire nella scala gerarchica della famiglia, non farebbe per lui. Vorrebbe occuparsi solo della moglie e del figlio in arrivo, ma si trasforma in un (riluttante) boss, violento, riflessivo, strategico nel prendere le decisioni giuste. Sogna di scappare in California, cerca un nuovo inizio. Città in fiamme fa per il Rhode Island quello che I Soprano di David Chase hanno fatto per il New Jersey. Il secondo capitolo, Città di sogni, uscirà nel 2023 (l’ultimo, Città in cenere, nel 2024). Hollywood sarà la prossima destinazione:”Quando Enea fa naufragio a Cartagine, entra in una grotta e vede dipinti con raffigurazioni della caduta di Troia, di se stesso, dei suoi amici morti. Quale sarebbe l’equivalente moderno di tutto ciò? Un film. E se Danny finisse sul set di un film sulle guerre criminali del New England da cui era fuggito? Troverebbe l’attore che lo interpreta e forse si innamorerebbe di una donna che interpreta il personaggio di Elena di Troia”,  ha dichiarato Winsolow in  un’intervista a CrimeReads. Questa trilogia ha tutto per finire nel canone della mafia americana al fianco delle opere seminali di Puzo, Scorsese, Coppola e Chase, c’è solo da attendere l’uscita degli altri due capitoli. Nel frattempo non si può non sottolinerare la potenza espressiva della scrittura e l’assoluta economicità: Winslow è oggi l’unico in grado di proporre una infernale, allucinata, partitura di cronaca nera senza sprecare un aggettivo, senza dilungarsi in inutili descrizioni. Un’anatomia di un massacro condotta da un protagonista che deve venire a patti con uno sradicamento che lo precipita in nuove, indicibili, inquietudini e che deve fare i conti con un senso del rimosso strabiliante: indimenticabile in questo senso la madre di Danny, Catherine, ovviamente ricalcata su Afrodite, un dei motori della storia che agisce in assenza.