Chi ha paura del dramaturg? Verrebbe quasi da farsi questa domanda, fuoriusciti da queste pagine ricchissime e dense, e ancora freschi dell’esperienza di spettatori del capolavoro di Edward Albee, ritradotto con precisione e sensibilità da Monica Capuani e messo in scena con intuizioni geniali e scatenando tutta la forza creativa, interrogante e disvelante del teatro da Antonio Latella. Linda Dalisi, ricostruendo in un libro dal di dentro la lavorazione in tempi di lockdown dell’ultimo progetto del regista, ci trasporta con generosità e profondità nell’antro dove l’alchimia avviene, raccontandoci allo specchio un ruolo non sempre noto e valorizzato a dovere, quello del dramaturg appunto, e svelandoci alcuni dei segreti di un rapporto creativo, quello con Latella che negli ultimi dodici anni ha dato esiti artistici eccezionali non a caso. Così scopriamo che quel lavoro collettivo progettuale e preparatorio che intuiamo dell’intensità dell’esperienza spettatoriale degli spettacoli di questo autore (Aminta, La valle dell’Eden e Hamlet sono fra le cose più belle e penetranti viste negli ultimi anni e dimostrano davvero di che cosa è capace il teatro) è propiziato anche da questa figura alquanto ibrida e decisamente maieutica. Il dramaturg è detective e primo testimone di quel delitto/mistero che accadrà sulla scena ogni sera, suggerisce l’autrice, guardandosi al lavoro (con le sue indagini, gli appunti, le mappe, i confronti di un paradigma indiziario, intuitivo e inventivo. Il dramaturg così inteso è chiamato a penetrare le pieghe della materia creativa e umana del tessuto drammaturgico, ad ascoltarne e rivelarne i fili nascosti e gli inserti segreti, scrive Dalisi «a sondare il terreno» setacciando con acribia e spirito libero insieme avantesto, contesto e sottotesto.
Alla ricerca biografica e bibliografica, di interpretazioni e connessioni, si deve aggiungere una capacità di ascolto e di stimolo del lavoro di regista e attori, una dedizione ad andare a fondo e fare emergere, attraverso studio, provocazione, suggestione, infinite domande. Dalisi non usa la metafora della levatrice e dello psicanalista, ma qualcosa di molto socratico e che, ribaltando le prospettive o variando il punto di vista, entra in contatto con l’inconscio (dell’opera, dell’autore, dell’interprete) qui hanno senz’altro luogo: il dramaturg si avvicina allora alla figura, e qui Dalisi è esplicita, aiutata, guidata e informata in parte dai testi stessi che attraversa, del rabdomante, che sente quello che sta sotto la superficie, del palombaro, che s’immege a fondo per riportare a galla, e dell’astronauta, attratto dell’ignoto e dall’oltre, e capace di prospettive inattese. Questi sono solo alcuni degli aspetti decisivi e fecondi di una felicissima collaborazione che negli ultimi dodici anni ha dato vita ad alcuni risultati stupefacenti (e non a caso uso la categoria dello stupore, ciò che Heidegger definiva come la «tonalità fondamentale del lavoro filosofico»). Così Dramagia. Edward Albee e il mestiere del dramaturg è molte cose insieme: una preziosa introduzione alla vita e all’opera di Albee, basata su una ricerca bibliografica principalmente anglofana su un autore per molti aspetti misconosciuto in Italia; un compendio delle molte interpretazioni e dei lati oscuri di questo lavoro, dove scoprire dettagli del testo e del contesto incredibilmente sottili e rivelatori, senza esaurire l’esegesi in facili letture, conservando la forza misteriosa e inquietante del copione; un libro che prova a mettere su carta un processo creativo complesso, stratificato e plurale, che si nutre di incontri; infine una riscrittura magica di Chi ha paura di Virginia Woolf? che ne replica la struttura tripartita e che, pur rivelandone dettagli infinitesimali ed echi sottilissimi, ne riverbera l’enigma di fondo.
Ecco che la domanda d’identità che guida il centro del dramma di Albee e il rovello esistenziale che lo perseguita, qui diventano anche un’interrogazione raffinata e stratificata sul mestiere di chi crea e dell’interprete chiamato a dare vita al testo, e sulle storie che, sulla scena, prendono magicamente forme. Preziosissima lettura per entrare in contatto ancora meglio con tutto quel sommerso di azioni, pensieri e decisioni che poi rendono unico, distinto e ricchissimo, potremmo dire dramat-urgente il teatro di Antonio Latella e Linda Dalisi. Giovedì 24 marzo alle ore 17, presso il Chiostro Nina Vinchi, Claudia Cannella, critica teatrale e direttrice della rivista Hystrio, Linda Dalisi, drammaturga e regista – stabilemobile – e Andrea Gentile, direttore editoriale de Il Saggiatore presentano il libro Dramagia. Edward Albee e il mestiere del dramaturg di Linda Dalisi (Emergenze Publishing Editore, 2022)
Sono presenti gli attori della compagnia Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Ludovico Fededegni, Paola Giannini
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria
Chi ha paura di Virginia Woolf? di Antonio Latella
Milano Piccolo Teatro Strehler 15 – 27 marzo
Lugano LAC 29 – 30 marzo