Il ritorno del re: con La casa femmina, Urania riporta in edicola il decano Lino Aldani

Dicembre 23, 2024

Negli ultimi mesi si è parlato, nella bolla dei social, di fantascienza italiana in seguito a una polemica sollevata dalla decisione del direttore ed editor di Urania, Franco Forte, comunicata in occasione dell’edizione 2024 della manifestazione Stranimondi, circa la pubblicazione di autori italiani eventualmente ristretta al solo vincitore del premio Urania e ai finalisti. Chi volesse seguire la polemica nel dettaglio può vedere una serie di video che verranno segnalati alla fine del pezzo in ordine cronologico. Senza dunque entrare nel merito di una polemica che, con i ritmi frenetici del web, sta invecchiando abbastanza in fretta anche se non è improbabile che si riaccenda, è interessante cogliere l’occasione per tornare a parlare di scrittori italiani di fantascienza scrivendo del provvidenziale ritorno in edicola di uno dei maggiori autori nostrani di sempre: Lino Aldani. Per festeggiare le cento uscite di Millemondi, lo storico supplemento di Urania, la più longeva collana italiana di fantascienza, Mondadori ha infatti deciso di pubblicare La Casa Femmina, una raccolta di ventotto racconti dello scrittore di San Cipriano Po.

Il nesso non è casuale in quanto Aldani è stato, prima di ogni altro collega che ne ha seguito le orme, da Valerio Evangelisti a Dario Tonani, la smentita vivente dell’affermazione di Carlo Fruttero che voleva sancire l’impossibilità di un atterraggio di un UFO a Lucca facendo così professione di scetticismo nei confronti della possibilità di creare una scena di fantascienza italiana che se la potesse giocare con l’estero. Lino Aldani, autore di classici come Quando Le Radici ed Eclissi 2000, propone invece una sci fi solida nella scrittura e nell’indagine che scava con garbo, ma in profondità, una vena umanistica vibrante e intensa. Il suo stile è forse un po’ fané ma ciò fa parte del suo fascino che denota attenzione all’estetica che regala belle pagine senza farne per forza il centro di una narrazione fatta di idee, di personaggi e di atmosfere. Uno scrittore formato e completo, Aldani, che non a caso viene tradotto all’estero incontrando pure un certo successo, come per esempio in Francia, e a prendo la via a chi è venuto dopo. Lino Aldani è lì a dimostrare che la fantascienza italiana può, e quando non riesce è per ragioni editoriali e non certo per mancanza di capacità. La casa femmina è una panoramica dell’evoluzione della scrittura del decano di San Cipriano che ne ripercorre l’evoluzione attraverso una serie di racconti che vanno dai primi anni ’60 ai primi anni duemila, ventotto short stories che individuano le costanti della sua scrittura, quello stile vecchia scuola, ordinato e fascinoso che non lo abbandonerà mai, e l’evoluzione, dai primi racconti molto costruiti sul plot twist, in almeno un caso dichiaratamente sulla scia del celebre La sentinella di Frederick Brown, alla costruzione di una complessità che va in crescendo in tutti gli aspetti: nella costruzione delle trame, nella caratterizzazione dei personaggi ma soprattutto in un world building che rende credibili e solide le sue storie a dispetto di chi lo accusava di “pavesismo”, ovvero di eccedere nel realismo e nel “ruralismo” di un’ambientazione troppo legata alla sua amata provincia pavese. Peccato che, anche in tal senso nel racconto Screziato di rosso si veda tutta l’efficacia della scelta di Aldani di collocare proprio in quel contesto le sue storie, scelta che lo stesso anno, il 1977, troverà la sua più alta compiutezza in Quando le radici. La casa femmina è un perfetto bengala per chi non conosce Lino Aldani: ti segnala che l’autore esiste, ti dimostra cosa è in grado di fare e ti fa venir voglia, se ancora non ne hai avuto la fortuna, di leggere i suoi libri che, seppur mai dimenticati dalla vecchia guardia, sarebbe bello vivessero una nuova giovinezza, perché questa è la fantascienza italiana.