Da Locarno76 a Mubi (e oltre…), le stagioni del cinema popolare messicano

Tappa ormai obbligata sulle mappe della cinefilia contemporanea, il cinema messicano lascia ultimamente parlare di sé anche in virtù del suo passato, frutto di una riscoperta che trova nella retrospettiva del 76° Festival di Locarno la sua più puntuale consacrazione: 36 titoli, da En tiempos de don Porfirio, di Juan Bustillo Oro del 1940 a Olimpia en Mexico, di Alberto Isaac, documentario del 1969, da noi uscito all’epoca come Giochi olimpici. E in mezzo western, melodrammi, musical, horror e gli immancabili “luchadores” venerati come autentici supereroi, descrivono il percorso delle varie stagioni del cinema popolare della nazione centro-americana, ricollocando al centro della scena registi come Fernando Mendez, Chano Urueta, René Cardona (padre), Roberto Gavaldón, Ismael Rodriguez e via citando (c’è spazio anche per un singolo Luis Buñuel, El rio de la muerte/La riva della morte, del 1954): “Sulla scia di una nuova e più forte consapevolezza postcoloniale, questi film, che finora sono sfuggiti all’attenzione dei cinefili, meritano di essere scoperti e valorizzati come un movimento cruciale di indipendenza culturale e creativa, di originalità linguistica e formale”, è il commento del direttore Giona A. Nazzaro. (In apertura un’immagine tratta da El rio de la muerte di Luis Buñuel).

 

La noche avanza di Roberto Gavaldón

 

A far da cassa di risonanza per l’evento svizzero curato da Roberto Turigliatto e Olaf Moller, ci pensa MUBI, che propone con il medesimo titolo della rassegna, il pacchetto “Ogni giorno uno spettacolo: Le molte stagioni del cinema popolare messicano”, con l’intenzione di dare visibilità a “straordinari racconti, che hanno inaugurato un’epoca incredibilmente prolifica di grandi registi e interpreti indimenticabili, [che] reinventano con ingegnosità l’estetica della classicità hollywoodiana attraverso l’immaginario distintivo della cultura e della storia locali. Tra i soggetti più trattati si annoverano questioni impellenti, come il divario tra ricchi e poveri e i ruoli di genere, ma molti dei film più famosi di questo periodo sono anche caratterizzati da una propensione per il surreale, il fantastico e l’insolito”. Al momento in cui scriviamo, sono già disponibili cinque titoli sulla piattaforma, con la promessa di ulteriori aggiunte nel tempo, che spaziano dagli umori neri dell’horror al melodramma, fino a un’unica incursione nel filone degli eroi mascherati. Nel primo caso troviamo infatti la commedia nera The Skeleton of Mrs. Morales, diretta da Rogelio A. Gonzales nel 1960 e tratta da un racconto di Arthur Machen su un tassidermista torturato da una moglie spietata. A lei si unisce il più tradizionale gotico di Chano Urueta The Witch’s Mirror del 1962. Sull’altro versante, invece, ecco il melodramma sulle differenze sociali Stronger Than Love, di Tullio Demicheli, girato a Cuba nel 1955 e il precedente Streetwalker, su un triangolo amoroso fra due sorelle e un magnaccia, diretto da Matilde Landeta, del 1951. Se The Batwoman, diretto da René Cardona nel 1968, gioca il ruolo dell’outsider, va comunque aggiunto che si tratta dell’unico titolo noto in Italia, dove fu distribuito all’epoca come Batwoman – L’invincibile superdonna, salvo poi sparire abbastanza in fretta dai radar. Di certo un punto di prospettiva chiaro e privilegiato per quanto riguarda le contaminazioni tra i filoni popolari più in voga, dal fumetto al pop-cinema, alla lotta libera, all’action.

 

The Skeleton of Mrs. Morales di Rogelio A. Gonzales

 

Le proposte di Locarno e Mubi si inseriscono poi in una più vasta opera di scouting all’interno delle filmografie messicane, che molte label dell’home video stanno portando avanti con coerenza da qualche tempo. In particolare, l’inglese Indicator ha già ricompreso The Witch’s Mirror all’interno del suo bel cofanetto Mexico Macabre, dove troviamo anche un altro classico di Urueta, The Brainiac, insieme al primo dei quattro gotici del maestro Fernando Mendez, Misteri dell’oltretomba (gli altri tre, Ladri di cadaveri, La stirpe dei vampiri e La bara del vampiro, sono facilmente rintracciabili nei DVD nostrani di Sinister Film). The Curse of the Crying Woman, di Rafael Baledón, conclude l’incursione negli archivi della Alameda Film dal 1959 al 1963, condotta con la consueta professionalità della label inglese, con tanto di libro allegato. Lo stesso marchio ha anche proposto i primi due film della lunga carriera del lottatore-eroe El Santo (Santo vs. Evil Brain e Santo vs. Infernal Men), entrambi diretti a Cuba da Joselito Rodríguez nel 1961, mentre altre proposte sembrano in dirittura d’arrivo. Bisogna invece rivolgersi ai temerari cine-archeologi dell’americana Vinegar Syndrome per esplorare la filmografia di René Cardona (figlio in questo caso), al momento proposta attraverso due cofanetti The Cardona Collection (il secondo è attualmente in pre-ordine, in tutto saranno tre), tra cannibalismo, disastri più o meno naturali e un tocco esotico che guarda furbescamente al mercato internazionale, in un’ideale ponte con il presente. Segno di quanto la riscoperta sia destinata a restare a lungo nei cuori (e nelle collezioni) dei cinefili di tutto il mondo.