Quindici anni per il Sicilia Queer filmfest, a Palermo dal 25 al 31 maggio: 79 titoli in 7 giorni di programmazione presso il Cinema De Seta e altri spazi dei Cantieri Culturali alla Zisa, in cerca di un cinema che riflette sulla pluralità dei linguaggi visivi e non solo. L’apertura ufficiale del Festival il 25 maggio è affidata all’anteprima nazionale di Wenn du Angst hast nimmst du dein Herz in den Mund und lächelst/If You Are Afraid You Put Your Heart Into Your Mouth and Smile di Marie Luise Lehner, commedia austriaca che ha trionfato all’ultima Berlinale con il Teddy Jury Award, esordio al lungometraggio per una regista che il Sicilia Queer ha saputo riconoscere nel 2024 proiettando per la prima volta in Italia i suoi tre divertentissimi cortometraggi. 7 i lungometraggi in programma nelle sezioni competitive, tutti in anteprima nazionale, per il concorso di Nuove Visioni, provenienti da Francia, Germania, Spagna, USA, Brasile e Taiwan: A Body To Live In di Angelo Madsen, Anapidae (Appelle-moi) di Mathieu Morel, La limace et l’escargot di Anne Benhaïem, Salomé di André Antônio, Das Schiffbruch Triptychon (The Shipwrecked Triptych) di Deniz Eroglu, Te separas mucho di Paula Veleiro e The Trio Hall di Su Hui-yu. 12 invece i cortometraggi in competizione per Queer Short: una rassegna del meglio della proposta festivaliera europea ed extraeuropea del 2024 e del 2025 a tema LGBTQIAP+. (In apertura una immagine di Reas di Lola Arias).
Si viaggia fra disorientamenti geografici e amori proibiti, formati sperimentali e video-saggi sull’amore, ritratti stroboscopici e distopie fantascientifiche, per una selezione che non tarderà di stupire. Le opere di entrambi i concorsi saranno valutate dalla giuria Internazionale composta da Marco Müller, Lionel Baier, Milena Czernovsky, Elene Naveriani e Nele Wohlatz.
C’è poi la sezione Presenze che prevede una retrospettiva dedicata ai registi portoghesi Joaquim Pinto e Nuno Leonel, autori capaci di muoversi con disinvoltura tra film documentari e di finzione, di cui si mostreranno per la prima volta in Italia alcuni restauri realizzati dalla Cinemateca Portuguesa e si permetterà di scoprire anche il formidabile utilizzo di grandi interpreti, da Inês de Medeiros a Luís Miguel Cintra fino a Laura Morante, protagonista del secondo lungometraggio di finzione di Joaquim Pinto, Onde bate o sol (1989). Alla stessa Morante sarà poi dedicato l’omaggio di Retrovie Italiane (sezione curata da Umberto Cantone), che sabato 31 maggio la vedrà al centro di una conversazione pubblica. La sezione non competitiva Panorama Queer accoglierà poi 18 film, tra cui l’anteprima nazionale di Je suis déjà mort trois fois, omaggio di Maxence Vassilyevitch al grande attore e regista francese Jacques Nolot. Ci saranno poi anche Peaches goes Bananas, il film di Marie Losier sulla popstar Peaches, regina dell’electro-punk; il grande ritorno di Quir di Nicola Bellucci, ritratto collettivo di resistenza in una Palermo spesso sorda e ostile. Il festival si concluderà con Reas dell’argentina Lola Arias, ambientato nell’ex carcere di Caseros, a Buenos Aires, che racconta attraverso la forma ibrida del documentario e del musical le storie vere di donne cisgender e di persone transgender restituendone umanità, voce e corpo.
Ci saranno poi anche due programmi di ricerca: Corpi nella lotta, curato da Matteo Giampetruzzi, formatosi alla Elias Querejeta Zine Eskola di San Sebastián – che accoglie undici film rari sulla relazione tra queerness e patologia, pensate a partire dalla contemporaneità e focalizzate sul mondo angloamericano degli anni Ottanta e il racconto della crisi dell’HIV (con film di John Greyson, Stuart Marshall, yann beauvais, Jerry Tartaglia, Tom Rubnitz, Zoe Leonard, Catherine Gund e Marlon T. Riggs e Barbara Hammer); e Homintern, a cura del rumeno Călin Boto, che presenta sei film che racchiudono le molte stranezze, contraddizioni, incomprensioni e piaceri della sessualità sotto il comunismo conservatore dell’Est (con film di di Abram Room, Derek Jarman, John Greyson, William E. Jones, Cary Cronenwett, Vera Chytilova).
Il focus di Eterotopie che si sofferma sulle cinematografie e i racconti dai luoghi in cui si agitano conflitti sociali, culturali, economici, e che in questa edizione dà spazio alla Georgia ed è curato dalla scrittrice italo-georgiana Ruska Jorjoliani, muovendosi con un percorso che va dal primo cortometraggio di Otar Ioseliani Akvarel all’esordio della giovanissima Tiku Kobiashvili che nel suo Inner Blooming Springs racconta delle proteste che da mesi quotidianamente vedono migliaia di giovani sfilare in corteo a Tblisi. E ancora l’omaggio al regista Jacques Demy con le proiezioni di Les Parapluies de Cherbourg e di Une chambre en ville.